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Full text of "Real Museo Borbonico, Officina de' Papiri"

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REAL   MUSEO   BORBONICO. 


OFFICINA    DE' PAPIRI 


DESCRITTA 


aaoi^a/?ioncoo   ^^nbrm  be  ^orio , 

MEMBRO    ONORARIO 
t)eil  KXjcccCòexKwoo     Delie    *?/t»clic    CX/th'. 


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NAPOLI, 

DALILA  STAMPERIA  FRANCESE,  Strada  S.  Sebastiano,  N."  49. 

1825. 


AL    LETTORE. 


oNOVi  degli  Oggetti  in  antichità,  i 
quali  malgrado  F  ignorante  apatia  per 
ciocché  ci  ha  preceduto ,  e  ci  dovrà 
seguire ,  sogliono  tal  volta  riscuotere 
anche  dagli  uomini  indolenti  rispetto, 
ammirazione,  e  stupore.  A  tal  numero 
si  possono  ascrivere  i  preziosissimi  mo- 
numenti de' quali  mi  occupo;  e  di  una 
tal  verità  sono  stato  ben  sovente  testi- 
monio nella  stessa  Officina  de'  Papiri , 
di  cui  intendo  dare  una  distinta  de- 
scrizione. 

Più  di  una  volta  mi  sono  imbattuto 
eoa  persone ,  le  quali  ritrovandosi  in 
Napoli  perchè  viaggiavano ,  erano  nel 
Museo  condotte  da' cosi  detti  servidori 
di  piazza^   e  stavano  nella  Galleria  dei 


(  4  ) 

Papiri ,  giacché  avevano  seguito  i  passi 
di  altri,  che  per  caso  li  precedevano; 
e  quindi  guardando  macchinalmente 
intorno ,  andavano  cercando  dove  fosse 
la  porta  per  uscirne  presto,  ed  andar- 
sene pe' fatti  loro. 

Sono  stato  benanche  testimonio  di 
ciocché  è  accaduto  a  persone,  e  di  qual- 
che età,  le  quali  sorprese  dall'esterne 
decorazioni  ultimamente  fatte  al  Real 
Edilizio ,  avevano  sospettato  dovervisi 
contenere  oggetti  di  somma  importanza; 
e  quindi  si  diedero  la  pena  di  entrarci. 
E  gli  mii  e  gli  altri  nel  mentre  passeg- 
giavano in  questa  medesima  galleria  con 
meno  interesse  di  quello,  con  cui  sole- 
vano traversare  le  più  infelici  strade 
della  città ,  mi  han  date  pruove  incon- 
trastabili   della  mia  assertiva. 

Bastava  che  con  gentili  ed  urbane 
maniere  agli  mii  ed  agli  altri  si  fosse 
detto  che  quei  brutti  pezzi  di  legno 
bruciato  (   come  essi  dicevano  )  e  ras- 


(5) 

somiglianti  tal  volta  a  corna  di  capro  (a) 
o  al  hout  de  tahac  del  francese  (b) , 
mille  settecento  cinquantasei  anni  in- 
dietro erano  libri  che  componevano  lo 
studio  de' dotti  di  que' tempi;  che  que- 
ste specie  di  carboni  svolgendosi  for- 
mavano una  lunga  fascia  di  più  e  più 
palmi  ;  (e)  che  in  essa  vi  si  vedevano 
scritte  fino  a  no  pagine;  e  che  queste 
si  leggevano  allora  ed  adesso^  come  si 
fa  su  i  nostri  libri  stampati  ;  bastava , 
ripeto,  che  con  insinuanti  modi  si  fos- 
sero loro  fatte  comprendere  queste  ve- 
rità per  vederli  sorpresi ,  piacevolmente 
assorti,  e  come  rientrati  in  loro  stessi 
chiedere  di  riesaminare  quello  che  ave- 
vano da  automati  veduto,  ed  indi  par- 


(a)  WiNCKEi.MA.NN RecuciL    des    letlres  sur  les- 

décnitverles  faites    à   Herculcuium  ,     à    Pompei  etc. 
Paris  iy84  ,  p.  202  et  233. 

(b)  De  la  Lande.  T^oyage  cn  Italie.  Voi.  VI.  p.  109, 
(e)  Si  è  svolto   un  papiro  di  circa  76  palmi. 


(6) 
tirseiie  estatici  ed  umiliati,    rimprove- 
rarsi del  poco   interesse  e  rispetto  che 
avevano  prima   mostrato  per  la  vene^ 
randa  antichità. 

Mancherei  però  ad  un  sacro  dovere, 
se  non  facessi  giustizia  a  tanti  e  tanti 
esteri,  la  cui  dottrina  e  trasporto  pei 
tempi  andati  mi  ha  sempre  sorpreso , 
jB  spesso  istruito.  Quanti  amatori  e  dotti 
io  vidi  che  dopo  di  aver  diligentemente 
e  più  volte  ammirato  l'intero  stabili- 
mento, ritornavan  dicendo:  ai  Papiri, 
ai  Papiri!!!  Amavan  veder  di  nuovo 
il  già  osservato,  e  sentirsi  rephcare  il 
già  detto  ,  e  partivano  desiderosi  di 
apprendere  di  più ,  e  dolenti  per  non 
poter  essere  all' intutto  soddisfatti. 

Ora  istruito  da  questi  fatti,  ho  cre- 
duto che  sarebbe  stato  utilissimo  a  molti 
il  far  loro  presente,  e  con  la  maggior 
brevità  possibile  la  descrizione  della 
Officina  de'  Papiri  adornata  delle  più 
rilevanti  notizie ,  che  le  appartengono. 


(7) 

La  quantità  e  diversità  insieme  dei 
fatti  che  concernono  questo  interessan- 
tissimo ramo  antiquario ,  la  grandissima 
difficoltà  di  raccoglierne  metodicamente 
anche  quella  piccola  porzione  che  già 
trovasi  data  alle  stampe  (a),  e  le  angu- 
stie di  quegli  esteri  i  quali  conducen- 
dosi in  Napoli  sia  per  la  brevità  del 
tempo,  sia  per  la  mancanza  de' mezzi  (b) 
non  sono  nel  caso  di  soddisfare  le  loro 
dotte  brame,  mi  fanno  sperare  che  riu- 
scirà loro  gratissimo  il  vederle  raccolte 
nel  presente  opuscolo. 

In   esso    darò  in  breve  la  parte  isto- 


(a)  Sogliono  geueralmenle  gli  scrittori  del  genere 
di  cui  trattasi  ,  rilevare  gli  errori ,  ìa  mancanza  di 
metodo,  e  la  falsità  de' falli  di  quelli,  che  gli  hanno 
preceduti  nella  stessa  carriera.  Per  me  seguirò  il  mio 
sistema  di  lasciare  questo  esame  alla  cura  dello  studioso 
lettore,  eccettuandone  ben  pochi  casi^  ne' quali  credo 
che  non  bastino  le  mie  assertive  per  toglierlo  dall'  er- 
rore j   ma   vi   è  bisogno  d'avvertirglielo. 

(b)  lo  slesso  ho  avuto  talvolta  bisogno  delle  notizie 
di. qualche  amico,  di  cui  laccio  il  nome  per  contentarli). 


(«  ) 

rica  antica  e  moderna,  e  la  meccanica 
de'  papiri  ;  giacché  per  lo  scientifico 
quello  che  è  già  dato  alla  luce  dalla 
Reale  Accademia  Ercolanesé  può  so- 
prabbondantemente    contentare  i  dotti. 

Quindi  dopo  il  breve  racconto  del 
luogo  e  della  maniera  come  furono  rin- 
venuti, di  ciò  che  si  è  operato  e  si  opera 
per  renderli  utili ,  oltre  varie  altre  no- 
tizie che  li  riguardano ,  darò  in  un  , 
quadro  il  loro  stato  attuale  con  le  cor- 
rispondenti dilucidazioni. 

Questo  quadro  servirà  per  coloro  che 
in  dieci  minuti,  e  sul  luogo  stesso  voles- 
sero acquistare  un'  idea  generale  dell'  of- 
ficina che  visitano,  e  di  tutto  il  resto 
per  chi  desidera  ed  ha  tempo  e  piacere 
d'ingolfarsi  nella  materia. 

Vi  saranno  tre  tavole  per  maggior 
chiarezza  di  alcuni  oggetti  che  esposti 
in  disegno  ,  si  rendono  di  più  facile 
intelligenza. 

In  fine  ho  creduto  che  sarebbe  stata 


(9  ) 
di  molta  utilità  il  distendere  separata- 
meiUe  un'altra  guida,  ina  più  breve 
dell'  intera  Galleria  de'  Papiri  per  servire 
di  facile,  sollecita,  e  distinta  manodu- 
zione  di  chi  vi  si  conduce.  In  essa  non 
inanelleranno  le  citazioni  delle  pagine, 
nelle  quali  si  tratta  degli  articoli  che 
vi  si  ritroveranno  semplicemente  in- 
dicati. Con  questo  mezzo  chi  ha  tempo, 
potrà  leggerli  nell'  atto  stesso  che  osserva 
gli  oggetti:  che  sarebbe  il  miglior  con- 
siglio; e  chi  no,  si  contenterà  di  vederli 
accennati. 

Procurerò  che  il  tutto  sia  ordinato  in 
modo  onde  agevole  sia  acquistarsi  una 
distinta  idea  di  questo  ramo  antiqua- 
rio ,  anche  da  quegli  esteri  che  non 
possono  aver  la  fortuna  di  onorare  il 
nostro  paese. 

Colui  che  desidera  ricavare  qualche 
profitto  da  questo  piccolo  lavoro ,  se 
non  si  conduce  nell'officina,  potrà  leg- 
gerlo con   quell'ordine   che    meglio  gli 


(  IO) 
piacerà.  Andando  poi  sul  luogo,  dovrà 
nel  tempo  stesso  seguire  l'ordine  delle 
stanze  giusta  la  guida,  e  le  descrizioni 
che  si  ritroveranno  infine  dell'opuscolo. 
Prevedo  che  capitando  questo  pic- 
colo lavoro  nelle  mani  degli  avidi  di 
notizie  antiquarie ,  mi  rimprovereranno 
di  essermi  disteso  poco  in  alcuni  arti- 
coli, ed  alcuni  altri  di  averli  appena 
additati.  Si  ricordino,  di  grazia,  che 
si  tratta  di  un  manualetto  destinato  prin- 
cipalmente pei  viaggiatori;  ed  attendano 
essi  ancora  un  poco  ,  e  saranno  piena- 
mente contentati  dai  dotti  incaricati  dal 
Sovrano  di  tale  importantissimo  oggetto» 


OFFICINA  DE' PAPIRI 


DEL 


REAL   MUSEO   BORBONICO. 


Dove    e    come    furono   rinvenuti 
i  Papiri. 

Jr  ROSEGXJENDOSI  lo  Scavamento  in  Ercolano 
circa  il  lySo  (a)  s'incontrò  in  una  stanza  una 
gran  quantità  di  papiri.  Essa  apparteneva  al 
tanto  celebre  casino  di  campagna  _,    il  quale  è 


(a)  antidata ,  belle  arti ,  invenzioni  e  macelline 
coinprese  nelle  transazioni  filosofiche  della  società  reale 
di  I^ondra  :  cmnpilate  ed  illustrate  dcd  Signor  Gibelin, 
pag.  248.  leti,  del  Signor  Barker  leUa  li  17  Aprile 
1755.  —  Sono  circa  due  anni  che  fa  ritrovata  in  un 
casino  una  gran  quantità  di  rotoli.  —  E  pag.  2i3. 
8  FeLbrajo  1753.  Estratto  di  una  lettera  di  Paderni 
al  Dott.  Mead.  —  Sarà  un  mese  ,  da  che  furono 
trovati  molti  rotoli  di  carta ,    ma  ridotti  in  carbone. 


(    12    ) 

sottoposto  al  bosco  allora  de' PP. Agostiniani  (a),, 
oggi  di  Sua  Maestà.  Erano  essi  raccolti  in  una 
piccola  stanza ,  di  cui ,  al  dir  di  Winckelmann 
due  uomini  colle  braccia  distese  potevano  toc- 
care i  due  lati.  Vi  erano  degli  armadii  lungo 
le  mura  fino  all'  altezza  di  un  uomo,  e  nel 
mezzo  del  gabinetto  un  altro  armadio  isolato, 
nel  quale  coUocavansi  i  libri  dai  due  lati  , 
potendovisi  comodamente  girare  d'intorno.  Il 
legno  degli  armadii  era  ridotto  a  carbone ,  e 
secondo  cbe  lo  stesso  autore  riferisce,  appena 
vi  si  volle  metter  la  mano,  caddero  in  pezzi. 
A  questo  fortunato  gruppo  di  circostanze , 
di  essersi  cioè  incontrata  una  piccola  stanza 
non  contenente  altro  che  papiri  ;  di  essere  essa 
stata  (  come  credo  )  a  volta;  e  più  di  essersi 
rinvenuta  non  interamente  ricolmata  ,  come 
quasi  tutte  le  altre  di  Ercolano ,  dobbiamo 
questa  interessantissima  scoverta,   che  senza  la 


(a)  WiNCK.  p.  233.  On  a  tire  des  mines  d'Hercu- 
ìanum  plus  de  huit  cents  anciens  tnanuscrits ,  qui 
tous  furent  trouvés  dctììs  un  petit  apparteinent  d'une 
maison  de  campagne  dessous  le  jardin  des  Auguslins 
à  Portici. 


(i5) 
nunione  delle  anzidette   circostanze  si  sarebbe 
anch'essa   perduta  (a). 

Tutte  le  volte  che  leggo  in  alcuni  autori  la 
pena  che  essi  provano  al  considerare  quanti 
altri  scritti  si  sono  perduti  nel  disotterrare  una 
porzione  di  Ercolano ,  unisco  alla  loro  la  mia 
ainarezza ,  e  vi  aggiungo  le  lagrime.  Ma  non 
posso  frenare  lo  sdegno,  quando  mi  capitano 
sotto  agli  occhi  gP  inetti  sarcasmi  di  quelli 
che  tacciano  d"  ignoranza  chi  non  ha  saputo 
raccogliere  tutti  tutti,  non  solamente  i  rotoli, 
ma  le  pagine ,  ed  i  frammenti  di  quanto  esser 
doveva  sepolto  in  questo  genere  nella  parte  da 
essi  cavata  dell'  antico  Ercolano.  E  un  bel  dire, 
si  doveva  far  questo  o  quest'  altro ,  parlandosi 
sdrajato  su  di  un  sofà  con  le  finestre  chiuse  o 
aperte ,  come  si  desidera ,  al  fuoco  o  al  fresco_, 
come  bisogna  per  istar  più  comodo,  e  parlare 
poi  di  scavi  da  eseguirsi  cento  e  più.  palmi 
sotto  al  suolo  ,    al  freddo ,    all'  umido ,   ed  alla 


(a)  WixcKEii.  p.  97..  Ifordre  dany,  leqiiel  ih  fiirent 
ensi/ite  troiivées ,  rangées  les  unes  sur  les  au/res  j,  fui 
la  seule  circonstance  qui  excita  quelque  attenlion  ,  et 
qui  persuada  que  ce  nétait  peut  -  étre  pas  de  pur 
charbon  :  bientót  on  y  découvrit  des  carne Lères. 


(  14  ) 
mancanza  del  respiro.  Comprendo  molto  bend 
che  nelle  case  ,  Loucglic  _,  officine  ,  tempii  , 
teatro,  foro  ec. ,  esservi  dovevano  non  poche 
scritture,  ciascuna  pel  suo  ramo,  sorprese  con 
tutto  il  resto  nella  tremenda  eruzione  Vesu- 
viana; ma  mi  ricordo  che  quegli  oggetti  fragili 
in  loro  stessi ,  e  resi  fragilissimi  dalia  circo- 
stanza e  dai  secoli  si  trovavano  come  imme- 
desimati insieme ,  formando  un  masso  con  la 
materia  che  a  loro  riguardo  può  chiamarsi 
durissima.  Come  pretendere  di  cavarli  interi? 
Come  sognare  che  nella  metà  del  passato  secolo 
quegli  scavatori  avessero  preveduto,  che  fra  le 
tante  materie  che  a  forza  di  zappa  e  di  pic- 
cone dovevano  estrarre,  a  quella  profondità  vi 
erano  de'  papiri  ?  Come  avrebbero  dovuto  e 
saputo  distinguerli  da  tanto  legno  bruciato 
che  incontravano  ad  ogni  passo,  ed  estrarli 
interi  ed  intatti  per  presentarli  alla  nostra 
curiosità?  Fu  molto  che  avendone  incontrato, 
come  dicemmo  ,  parecchi  in  un  sol  silo ,  vi 
sospettarono  qualche  particolarità;  onde  si  die- 
dero tutta  la  cura  in  raccoglierli  e  conservarli. 
Fecero  anche  di  più. 

Resi    cauti    dalla    interessantissima    scoverta 
raddoppiarono  l'attenzione  ne' scavi  susseguenti^ 


(  i5) 
ed  in  un  portico  della  medesima  casa  di  campa- 
gna, rinvennero  altri  volumi  conservati  nelle 
cassette   portatili  5    come  anche  degli   altri   in 
un  diverso  sito  della   medesima  abitazione. 

Siamo  giusti.  Contentiamoci  di  quello  che 
oggi  possediamo  5  siamo  pur  grati  alla  cura  del 
Sovrano ,  ed  alla  pena  de'  dotti ,  che  con  tanto 
zelo  ,  s'  ingegnano  a  dicifcrarli  ,  non  disgu- 
standosi della  noja,  pena  e  diflicoltà  che  dovreb- 
l)ero  opprimerli  ad  ogni  pagina  che  lor  si  pre- 
senta ,  e  siamo  più  cauti  per  quello  che  si 
potrebbe  incontrare  nel  seguito  dello  stesso 
genere. 

Appena  si  scorsero  le  orme  de'  caratteri  in 
questi  rotoli  (a),  e  si  riuscì  a  renderne  visibile 
qualche  pagina,   che  i  nostri   dotti  si  diedero 


(a)  WiNCKEL.  pag.  232  j  e  Gibelin,  248  asseriscono, 
che  essendone  caduto  per  terra  qualcheduno,  e  quindi 
infranto ,  si  avvidero  delle  lettere.  Questo  accidente 
dovette  accadere  dopo  che  gli  operai  analfabeti  veden- 
done molli  insieme,  ed  in  uno  stato  tutto  insolito, 
ebbero  il  giudizio  di  estrarne  una  porzione,  ed  inviarla 
al  Direttore  dello  scavo  ,  e  quindi  nel  passare  fra 
diverse  mani  ne  potette  cadere  non  uno  ,  ma  più. 
Quando  poi  capitarono  nelle  mani  de'  dotti ,  questi  si 
avvidero  de'  caratteri. 


(  i6  ) 
da  fare,  e  Carlo  HI.  di  gloriosa  memoria,  noli 
trascurò  mezzi    per   dar     loro  tutti   i   comodi  ^ 
onde  esercitare  i  loro  talenti,  e  contentare  la 
dotta  curiosità  dell'  Europa. 


Alcune  notizie  generali  su  i  Papiri 
Ere  danesi. 

Si  è  scritto  non  poco  sul  papiro  in  generale^ 
ed  il  replicarlo,  anche  esaminando  il  già  detto, 
.sarebbe  lo  stesso  che  uscir  di  strada  (a).  Trat^ 
tandosi  in  questo  opuscolo  dello  stato  dell'  Of- 


(a)  Chi  amasse  conoscere  appieno  quest'  articolo , 
pouà  riscontrare  oltre  alla  tanto  dotta  quanto  breve 
descrizione  del  eh.  nostro  compaesano  Cirillo,  sotto  il 
titolo  —  Dominici  Cirilli  medicince  docloris  ec. 
Cyperus  Papyriis  lygG ,  la  dissertazione  del  Caylus 
Mémoires  de  littératare  tirés  des  registres  de  V Acca- 
dèmie royale  des  inscriptìons  et  belles-leltres.  iy^g , 
Voi.  XXVI.  p.  267.  In  essa  è  riportato  tutto  ciò  che 
si  è  scritto  dagli  antichi  su  la  stessa  materia.  Anche 
lo  stesso  citato  "Winck.  ne  parla  molto  spesso ,  an- 
corché non  è  sempre  costante  a  se  stesso  sul  fissar  al- 
cune coutroversie  o  fatti  dell'  officina  dj  cui  trattasi. 


(  17  ) 
ficina  de'  Papiri  Ercolanesi ,  esporrò  brevemente 
quel  che  intorno  ad   essi  sembra  più  degno  di 
osservazione. 

Componendosi  la  pianta  del  papiro  dal  mi- 
dollo, dallo  stelo,  e  dalle  foglie,  i  dotti  si 
sono  occupati  a  definire  da  quale  di  esse  parti 
gli  antichi  componevano  la  loro  carta  papira- 
cea 5  e  su  di  ciò  si  sono  scissi  in  diversi 
sentimenti. 

Da  quel  che  si  è  dottamente  osservato,  dopo 
ciocché  leggiamo  nei  classici,  non  che  da  quello 
che  si  può  ricavare  diligentemente  esaminando 
la  parte  che  rimane  nei  papiri  Ercolanesi ,  è 
chiaro  che  gli  antichi  lo  ricavavano  dallo  stelo 
e  midollo  insieme  preparato  a  tal  uopo. 

Gli  antichi  prendevano  il  gambo  della  pianta, 
allontanandosi  sì  dalla  radice  (a)  come  dal  fioc- 
co,  e  lo  dividevano  per  lungo  in  diverse  lami- 
nette.  Indi  le  univano  una  dopo  l' altra  ,  ed 
in   seguito   mettevano   su   di  esse  le  altre  per 


(a)  Questa  porzione  dello  stelo  serviva  per  la  carta 
papiracea  d' inferior  qualità  dotta  emporetìca.  Plin. 
Hist.  Ub.  XIIL  §.  XXIII. 

2 


(  '?'  ) 

traverso  (a)  onde  rendere  il  papiro  più  o  meno 
doppio,  secondo  il  bisogno.  Il  tutto  asciugavasi 
con  un  panno  di  lana,  e  dopo  altri  apparec- 
chi rendevasi  il  papiro   atto  alla  scrittura. 

Formati  così  diversi  pezzi  rettangolari,  questi 
si  attaccavano  gli  uni  cogli  altri,  e  così  davasi 
al  volume  l'altezza,  e  la  lunghezza  che  si  de- 
siderava. 

E  anche  degno  di  osservazione  Pumhilico 
de' papiri  degli  antichi,  su  di  cui  molto  si  è 
scritto.  Addurrò  semplicemente  due  fatti  costan- 
temente incontrati  in  quei  di  Ercolano,  che 
danno  non  poco  lume  ad  alcune  fra  le  tante 
controversie  su  questo  articolo. 

Due  sono  le  principali  quistioni  che  possono 
aggirarsi  su  tali  umbilichi  ;  cioè ,  se  sieno  stati 
tubi  (b)  o  semplici  aste;  se  attaccati  al  solo 
termine  del  volume,  o  pure  su  le  due  estre- 
mità. Per  la  prima  non  possiamo  indicare  nella 
nostra  officina  alcun  tubo  che  avesse  servito  di 
umbilico ,    giacche   tutti    quei    rinvenuti    sono 


(a)  OpLiazione     della     da    Pi-inio     iexendi    labor. 

%.  xxr. 

(b)  WiNCK.   pag.    148    li    crede    tubi    o    aste     iudi- 
slintanicnle. 


(  19  ) 
slati  o  bastoncelli  di  legno ,  o  pure  formati  di 
semplice  papiro  strettamente  agglomerato  a  tal 
uso.  Se  poi  queste  aste  cilindriche  fossero  state 
attaccate  indistintamente  si  al  principio  come 
alla  fine ,  o  in  amendue  gli  estremi  del  volume 
nello  stesso  tempo ,  non  si  può  definitivamente 
dedurre  da  quelli  che  esistono  di  Ercolano» 
In  questi  sempre  si  rinviene  V  umbilico  nei 
centro  del  rotolo;  e  come  P indicato  centro  tal 
volta  è  formato  dalla  fine  del  papiro  ,  per 
essersi  rinvenuto  regolarmente  avvolto  ,  e  tal 
altra  dal  principio  dell'  opera,  perchè  fu  roto- 
lato a  rovescio ,  cosi  si  potrebbe  dedurre  che 
i  due  estremi  terminavano  con  le  indicate  aste, 
giacche  si  rinvengono  nelF  uno  e  nell'  altro. 
Resta  però  sempre  la  difficoltà  di  non  esisterne 
due  in  un  medesimo  rotolo  Ercolanese  (a). 
Avvi   però   un   fatto  ^    dal  quale  si  potrebbe 


(a)  Su  quesl'  articolo  vi  sarebbe  non  poco  altro  che 
dire  ,  e  le  pitture  di  Pompei  ,  Ercolano  ,  e  Stabbia 
ne  darebbero  materia.  In  alcune  di  esse  si  veggono 
de' volumi  svolti  nelle  mani  di  persone  j  ed  in  quelli 
non  vi  è  dipinto  1'  umbilico  né  al  principio ,  né  alla 
fine.  Volendo  si  potranno  consultare  i  dotti  Ercolanesi 
nella    loro  notissima  opera . 


(  ^o  ) 
dedurre  che  forse  aìcuni  volumi  mancavano 
affaUo  dell'  umLilico.  Moki  rotoli  Ercolanesi 
non  lo  hanno  nel  loro  centro,  né  di  legno  né 
della  stessa  materia  del  papiro.  Questi  si  rico- 
noscono dalla  loro  circonferenza,  la  quale  è- 
sempre  di  forma  quasi  ovale ,  quando  quei  che 
terminano  con  1'  umhilico  nel  centro  sono  di 
forma  più  circolare.  In  taluni  anche  ad  occhio 
nudo  si  vede  non  esservi  alcuna  specie  di  umLi- 
lico nel  centro  (a).  Non  è  da  trascurarsi  che 
alcuni  de'  papiri  egizii  del  rinomatissimo  Museo 

del  Generale  Roller,  neanche  hanno  tale  stru- 
mento nel  fine ,  e  rassomigliano  a  quel  di 
Ercolano  anche  nella  forma  ovale. 

Come  oggi  i  nostri  lihri  sogliono  avere  una 
covertura  per  conservarli ,  così  per  evitare  la 
distruzione  o  il  maltrattamento  di  quella  parte 
di  papiri  che  dopo  avvolti  guarda  V  esterno , 
gli  antichi  tal  volta  la  preservavano  avvolgen- 
doli con  altro  pezzo  di  semplice  carta  (b). 


(a)  Uno  di  questi  si  può  osservare  tomodamciite. 
Ved.  Tav.  I."  lettera  A.  S'. 

(b)  A.  questo  si  può  attribuire  la  quantità  di  ispiro 
bianco  clic  talvolta  si  rinviene  nello  svolgere  qualche 
rotolo  prima  di  giungere  ai  caratteri. 


(  2»  ) 

8Ì8leina    attuale    per   lo   svolgiiìieiilo , 
e  per  la  piibLlicazionc  de' papiri. 

Prescelii  clic  sono  i  rotoli ,  o  le  scorze  o 
frammenti,  che  a  giudizio  degl'impiegati  nel- 
l'officina, sembrano  esternamente  più  atti  allo 
svolgimento ,  si  espongono  ad  un  saggio.  Se 
le  prime  pagine  si  rinvengono  o  senza  carat- 
teri ,  o  con  F  apparenza  sola  di  .  esservi  un 
tempo  esistiti  (a) ,  o  se  il  rotolo  atto  non  sia 
a  svolgersi  per  altra  circostanza  (b)  ,  si  ri- 
pongono   nelP  armadio    per    conservarsi    come 

(a)  vS' incontrano  de' papiri,  ne' quali  il  caralterc  si 
scorge  si ,  ma  cosi  poco  marcalo  ,  clie  non  è  possibile 
leggerlo  in  nessun  modo.  Forse  l' inchiostro  j  col  quale 
fu  esso  scritto  ,  era  debole  tanto  quanto  quello  che 
noi  oggi  chiamiamo  comunemente   bianco. 

(b)  Ve  ne  sono  alcuni  i  quali  possono  chiamarsi 
meritamente  impietriti  a  segno,  che  mentre  gli  altri 
non  resistono  al  soffio ,  questi  sono  poco  penetrabili 
alle  stesse  punte  dure  di  metallo,  e  resistono  ai  suoi 
urti.  Essi  rassomigliano  ,  per  questo  riguardo  alla 
maUita,  comunemente  detto  lapis  di  Spagna.  Altri 
all'opposto  sono  assolutamente  impalpabili,  come  di.- 
icaio    in   appresso. 


(    22    ) 

semplici  monumenti  di  antichità.  Que'  pochi 
che  s' incontrano  atti  allo  sviluppo  ed  alla  let- 
tura, rimangono  nelle  mani  degl'incaricati  di 
questa  lunga  e  penosa  operazione.  Svolte  che 
sono  tre  o  quattro  pagine,  si  troncano  dal  resto 
del  papiro,  e  si  fissano  su  di  una  tavoletta  (a). 
Indi  si  passano  al  disegnatore ,  che  dopo  di 
averne  copiati  i  caratteri  con  la  massima  dili- 
genza, ed  in  modo  da  renderli  come  un  Ja e 
simile ,  lo  presenta  ai  dotti  interpreti.  Questi 
dopo  il  più  diligente  esame  ,  rinvenendo  il 
disegno  esatto  in  tutto ,  vi  appongono  la  loro 
approvazione.  Allora  il  disegno  passa  nelle 
mani  dell'  incisore ,  che  con  le  stesse  precau- 
zioni l'incìde,  e  ne  consegna  le  prove  agl'in- 
terpreti. Costoro  sotto  la  direzione  del  Sopra- 
intendente  ,  che  attualmente  è  il  chiarissimo 
Monsignor  Rosini,  eseguono  quel  penosissimo 
e  dotto  lavoro  ,  di  cui  i  volumi  finora  pub- 
hlicati  danno  una  incontrastabile  prova  (b). 

(a)  Tali  sono  quelli  che  si  veggono  sospesi  alle 
mura ,  e  gli  altri  conservati  negli  armadii.  Vedi 
Tav.   III. 

(b)  Nel  1793  comparve  il  primo  volume  che  con- 
tiene tavole  trentanove  ,  elaboralo  dal  chiarissimo 
Monsignor  Rosini.  11  secondo  nel   1809,  ed  il  terzo  è 


(  25  ) 

Metodo  dello   svolgimento  e  delle 
sue    difficoltà. 

Messo  su  del  coltone  il  papiro,  sostenuto  da 
una  laminetta  la  quale  poggia  su  due  lunette 
di  ottone  (  Tav.  L  N."  i.  2.  5.  )  si  comincia  dal 
ricercare  il  principio  dello  stesso.  Se  mai  si 
ha  la  fortuna  d' incontrarlo  (a),  da  questo  prin- 
cipio s' incominciano  a  collare  i  piccoli  pezzi  (b) 


prossimo    a    darsi  alla  luce.    Osservatene  un   piccolo 
saggio  nella   spiegazione  della    Tav.  III. 

(a)  Tale  ò  il  papiro  Tav.  I.  I^.°  1.°  nel  quale  si 
è  segnato  visibile ,  ed  in  parte  distaccato  il  principio 
per  maggior  chiarezza  ,  e  facilitazione  della  descri- 
zione. Diremo  nel  seguito  come  in  altri  casi  il  prin- 
cipio dell'involto  non  si  distingue. 

(b)  Questo  rinforzo  di  finissima  pelle  non  può  appli- 
carsi per  intero ,  non  dico  alla  lunghezza  ,  ma  nean- 
che alla  larghezza  del  rotolo.  Le  continue  irregolarità 
dell'  attuale  papiro ,  la  diversità  del  suo  stato  da  un 
punto  all'  altro ,  ed  altri  non  pochi  incidenti ,  come 
diremo  fra  poco ,  obbligano  l' artista  ad  usare  piccoli 
pezzi,  e  questi  quando  piìi^  quando  meno  ristretti,  e 
quando  di  una  e  quando  di  un'altra  forma,  secondo 
la  conoscenza  del   bisogno  lo  consigliti. 


(  24  ) 
della  pelle  battiloro  servendosi  della  colla  dì 
pesce  purificata ,  e  celiandoli  l' uno  dopo  1'  al- 
tro, proseguendo  per  lungo  e  per  largo  (  come 
sogliono  applicarsi  le  foglie  d'  oro  dagl'indo- 
ratori sulle  cornici  )  in  modo  da  rivestirne 
l' intera  parte  esterna  visibile  del  rotolo.  Giunto 
che  sarà  il  rivestimento  ad  una  linea  di  distanza 
dall' indicato  principio  già  incollato,  allora  si 
dà  mano  a  svolgerli.  Si  attaccano  cioè  tre  fila 
alla  parte  estrema  della  pellicola  che  ha  già 
rivestita  tutta  la  parte  esterna  e  visibile  del 
papiro,  e  propriamente  all'indicato  principio, 
e  sospendendo  le  dette  fila  in  alto ,  si  procura 
col  mezzo  della  punta  di  un  ago,  e  con  la 
massima  diligenza,  di  distaccare  dal  foglio  che 
l' è  sottoposto ,  due  o  tre  linee  del  principio 
del  papiro  già  reso  consistente  per  l'aggiun- 
zione della  pellicola  (a). 

Subito  che  queste  poche  linee  si  scovrono,  si 
continua  la  stessa  operazione,  di  celiarci  cioè  la 
pelle,  onde  renderle  consistenti.  Così  replican- 
dosi progressivamente  il  medesimo  meccanismo 
coi  pezzetti  di  pelle ,   punta  d'  ago ,  pazienza , 


(a)  Tav.  1.  lett.  C  n."  1. 


(  2^^  ) 

massima  diligenza  ,  e  conoscenza  insieme ,  sì 
dislaccano  ,  e  si  rendono  in  qualche  modo 
consistenti  i  diversi  strati  di  polvere  in  prima 
aderenti  l'imo  sull'altro  (a). 


(a)  Anche  le  pugine  collocate  sulla  pellicola  e  dis- 
taccate ,  non  l'esistono  al  minimo  urto.  Lo  sa  il  dili- 
gentissimo  Custode  dì  questa  officina  nell'aver  lavoralo 
un  anno  per  togliere  il  piccolo  strato  di  polvere  mo- 
derna  da   alcune   di  queste  pagine. 

Andandosi  in  cerca  di  un  papiro  già  svolto  da 
qualche  tempo  ,  e  gelosamente  conservalo  negli  ar- 
madii ,  ne  lo  trassero  ridotto  in  uno  stato  da  renderlo 
nuovamente  perduto  per  le  ricerche  de'  dotti.  Un 
piccolo  strato  di  polvere  si  era  naturalmente  sparso 
su  la  sua  superficie  ,  ed  attaccato  iti  modo  da  rico- 
vrirne di  bel  nuovo  i  caratteri  ^  e  renderli  invisibili. 
Si  conosceva  già  dagl'interpreti  l' interesse  dell' opera; 
e  quindi  desideravano  leggerne  ì  caratteri.  Tulli  sape- 
vano la  volatilità  della  polvere  sia  antica  j  sia  moderna, 
e  perciò  la  grandissima  difficoltà  di  togliere  quella 
modernamente  sparsasi  sulle  pagine  senza  portar  via 
i  caratteri  ,  non  che  il  })apiro  che  altro  non  è  dive- 
nuto se  non  polvere  anch'  esso.  Quindi  l' impegno  di 
leggerlo^  e  la  tema  di  dislruggcrlo  interamente,  tor- 
mentavano a  vicenda  sì  i  dotti,  come  i  diligenti  artisti 
dello  stabilimento.  Ma  la  difficoltà  dell'impresa  non 
isgonicnta  ne  arresta  la  pazienza  e  la  couosceuza ,  (  figlia 


(  26) 

Non  faccia  meraviglia  se  io  chiamo  il  papiro 
Ercolanese  un  composto  di  diversi  strati  di 
polvere.  Che  altro  è  il  tutto  insieme  di  questi 
rotoli,  se  non  un  gruppo  di  polvere  che  non 
resiste  ad  un  violento  solFio  ?  M/ De  la  Lande  (a) 
dice  che  alcuni  di  essi  tonihèrent  comme  des 
toiles  cC araignées  aussi-tót  qu' ils  furent frap'- 
pés  de  l'air.  E  nella  pagina  ili.  On  n'y 
travaille  que  les  fenétres  ferinées  ;  car  le 
moindre  vent  pourrait  enlever  ou  rompre  la 
fouille  qu'on  développe ,  et f aire  perdre  en  un 
instant  le  fruii  de  toutes  les  peines  qu'on 
aurait  prises. 

Ritornando  allo  svolgimento ,  quando  nel- 
r  esterno    del  papiro   non   si   scorge  alcun  se- 


delia  lunga  sperienza  )  del  diligente  Custode.  Affronta 
egli  e  supera  tutti  gli  ostacoli ,  e  portando  via  il  solo 
strato  della  moderna  polvere  ,  senza  toccar  l' antica ^ 
ripresenta  ai  dotti  interpreti  quel!'  opera ,  che  per  la 
seconda  volta  si  era  perduta  per  essi ,  e  che  fra  poco 
si  farà  di  pubblica  ragione. 

(a)  Voyage  en  Italie  etc»  Voi.  VI.  p.  log.  Non 
intendo  garantire  tutto  ciò  che  l'autore  asserisce  in 
questo  articolo  -,  ma  convengo  che  anche  oggi  alcuni 
papiri  si  possono  paragonare  alla  tela  del  granchio. 


(  27  ) 
gno  del  suo  principio  (a) ,  allora  vi  si  fissa 
idealmente  ed  a  caso  una  linea  per  lungo,  e 
si  comincia  ad  attaccarci  la  pellicola ,  ed  indi 
le  fila  con  1'  anzidetto  metodo.  Giunto  die  si 
sarà  a  distaccarne  un  piccolo  tratto  ,  se  mai 
dalla  direzione  del  carattere  si  scorge  di  non 
aver  incontrato  il  regolare  andamento  della 
scrittura,  si  riconosce  che  il  papiro  era  stato 
situato  a  rovescio  ;  e  quindi  continuando  in 
quel  senso,  si  svolgerebbe  a  traverso,  e  le 
pagine  verrebbero  in  senso  retrogrado  (b).  Al- 
lora si  rivolge  per  lungo  il  papiro ,  e  si  dà 
principio  al  distaccamento  delle  pagine  dalla 
linea   opposta  alla   già  distaccata. 

Ma  una  tale  operazione  difficile  in  se  stessa, 
si  rende  sempre  più  difiicoltosa  per  gì' intoppi 
che  ben  sovente  sopraggiungono  nello  svolgi- 
mento dei  papiri  Ercolancsi ,  alcuni  de'  quali 
sono   i   seguenti. 


(a)  ralente  più  facile,  trattandosi  di  un  avvolto  di  di- 
versi strati  polverizzati  e  carbonizzati ,   come  dicemmo. 

(b)  Ved.  Tav.  ITI.  N."  3.  Nella  porzione  svolta  si 
legge  il  titolo  Filodemo  ec. ,  e  si  osserva  come  le  pa- 
gine in   seguito  capiterebbero  nel  caso  indicato. 


e  28  ) 

1.  //  principio  non  visibile  del  papiro. 

Il  primo  ostacolo  nelP  ordine  dello  svolgi- 
mento che  suole  incontrarsi ,  si  è  il  non  potersi 
in  alcuni  distinguere  il  principio  dell'  involto, 
come  abbiamo  detto ,  ed  in  conseguenza  la 
necessità  di  principiare  l' operazione  da  una 
linea  presa  così  a  caso ,  e  traversante  per  lungo 
il  papiro.  Non  si  fissa  però  questa  demarca- 
zione ,  se  non  dopo  il  più  diligente  esame , 
guidato  dalla  lunga  esperienza ,  non  si  stimi 
la  più  conducente  e  la  meno  disastrosa. 

Se  mai  1'  indicata  linea  tagliata  alla  cieca 
capitasse  a  traversare  la  pagina  scritta,  ben  si 
comprende  il  guasto  che  accaderà  ad  alcune 
lettere.  Bisogna  perciò  dopo  l'operazione  riu- 
nire la  pagina  squarciata  per  mezzo  in  modo 
da  cagionarle  il  minor  male  possibile.  Perciò 
non  potendosi  combaciare  perfettamente,  acciò 
il  contatto  non  faccia  andar  via  altre  lettere , 
si  colla  ad  una  quasi  invisibile  distanza  1'  una 
parte  dall'altra.  Questa  difficoltosa  operazione 
richiede  arte  e  pazienza. 


(  29) 
II.  Le  mancanze  intermedie  del  papiro. 

S'incontrano  talvolta  fra  il  mezzo  del  rotolo 
delle  piccole  mancanze  o  reali  per  effetto  di 
qualche  urto  locale  sofferto  dal  papiro,  o  pic- 
cola mancanza  relativa ,  cioè  di  piccola  por- 
zione ,  la  quale  ancorché  vi  si  ritrovi  esistente , 
è  però  resa  da  qualche  parlicolar  circostanza 
così  impalpabile  ed  inconsistente,  che  in  nessun 
modo  potrebbe  utilmente  svolgersi  (a).  Mi  si 
permetta  che  dia  a  queste  seconde  il  nome  di 
tarle  (b) ,  atteso  la  somiglianza  che  hanno  con 
le  stesse   che  incontransi   ne'  pezzi  di  legno. 

In  amendue  i  casi  si  ricerca  una  destrezza 
ed  accorgimento  sopraffino  nel  collare  le  pelli- 
cole, in  modo  da  non  sorpassare,  o  la  parte 
esistente  del  foglio  del  volume  ,  e  quindi  col- 
lare anche  porzione  della  pagina  sottoposta ,  o 
la  porzione  consistente,  ma  limitrofa  alla  non 
isvolgibile. 


(a)  Di  questo  genere  ve  ne  sono  de' pezzi  interi, 
de'  quali  è  rimasta  la  sola  apparenza  ,  in  modo  che 
io  ardisco  chiamarli   ombra  di  papiro. 

(b)  Vedi  Tav.  1»,  leu.  e. 


(  5o  ) 

III.  Z/a  quantità  della  culla  da  usarsi  neU 
V  attaccare  i  pezzetti  di  pelle  in  alcuni 
punti  del  papiro. 

Altra  spinosa  difficoltà  è  questa.  Sembra 
naturale  che  dopo  di  essersi  saggiata  una  qual- 
che porzione  del  papiro,  collocandoci  la  pelle 
battiloro ,  tutto  il  rimanente  dell'  involto  do- 
vrebbe essere  della  medesima  natura;  e  quindi 
la  stessa  quantità  di  glutine  sarebbe  bastante 
per  continuare  a  distaccarlo  interamente  ;  ma 
non  è  così.  Non  solo  vi  sono  diverse  qualità 
di  papiro  in  modo  che  chi  ricerca  più,  clii 
meno  forza  di  colla  per  ^operazione;  ma  nello 
stesso  papiro  alcuni  punti  vogliono  più  glutine, 
ed  altri  meno  per  ubbidire  alla  mano  dili- 
gente dello  svolgitore.  Quel  che  è  peggio, 
il  solo  occhio  acutissimo  può  far  riconoscere 
queste  insensibili  variazioni  in  que' rotoli  che 
sembrano  a  tutti  non  avere  che  uno  stesso 
colore  e  natura. 


(  5i  ) 

IV.  L' incontro  delV  incollatura  di  un  pezzo 
del  papiro  su   l*  altro. 

Essendo  il  volume  un  composto  di  diversi 
pezzi  ,  questi  sono  attaccati  fra  di  loro  con. 
essere  stati  col  lati  l'uno  su  l'altro,  in  modo 
clie  la  congiunzione  fa  un  raddoppio  di  carta 
dello  spazio  di   circa  un  dito. 

Questa  semplice  descrizione  del  fatto  fa  com- 
prendere come,  allorché  lo  svolgitore  s'imbatte 
in  questo  punto  del  papiro ,  deve  misurare  la 
maggiore  o  minor  quantità  della  colla  che  si 
deve  applicare  per  non  distaccarne  o  più  o 
meno  di  quello  che  bisogna.  Questa  propor-< 
zione  che  è  sempre  necessaria  e  difficile  a 
rinvenirsi  neir intero  svolgimento  del  rotolo, 
acciò  non  attacchi  con  la  pagina  che  svolge 
anche  qualche  pezzetto  dell'  altra  che  V  è  sot- 
toposta, è  difficilissima  a  colpirsi  nel  presente 
caso.  Se  non  è  tanto  quanto  basta  per  abbrac- 
ciare l' intero  raddoppio  ,  ne  distaccherà  solo 
una  porzione,  cioè  lo  strato  superiore,  e  quindi 
esterno  del  papiro  (a) ,   ed  allora  questa  verrà 

(a)  Già    si    sa   che  i  papiri  non  sono  scritti  che  da 
un  lato. 


(  52  ) 
senza  le  lettere  ,  le  quali  rimarraiiiio  con  lo 
strato  inferiore  non  distaccato.  Se  mai  è  più 
del  dovere ,  s' incorrerà  nel  primo  indicato  in- 
conveniente di  abbracciare  anche  un  pezzetto 
della  pagina  sottoposta  a  quella  che  si  vuol 
distaccare.  E  l' uno  e  l' altro  accidente  pro^ 
durrà  una  lacuna  fra  i  caratteri  della  pagina 
sia  superiore  sia  inferiore   (a). 

A  questi  intoppi  che  incontransi  nello  svol- 
gere i  papiri  greci,  aggiungansi  le  non  poche 
altre  dilìicolta  (h)  che  presentano  i  volumi 
scritti  in  latino  che  sono  perciò  ben  più  mala- 
gevoli a  svilupparsi.  Da  questo  nasce  che  delle 
J2366  colonne  e  frammenti  disegnati,  solo  40 
sono  latini. 

Queste  sono  alcune  delle  tante  difficoltà  che 
s'incontrano  nello  svolgimento  de" papiri;  ma 
si  è  parlato  de'  cilindrici.  Lascio  perciò  al 
talento  del  lettore  il  giudicare  quante  altre, 
oltre  le   accennate,  se  ne  debbano  incontrare 


(a)  Vedi  Tav.   III.  leu.  b. 

(b)  Si  crede  con  fondamento  dagli  esperti  che  le 
dilTicollà  particolari  presentate  da  questa  specie  di  pa- 
piro ,  nascano  dalia  differenza  del  suo  apparecchio  , 
non   che  dalla  sua  doppiezza. 


(  35  ) 
ncir  intraprendere  il  distaccamento  delle  pa- 
gine de'  frammenti  non  cilindrici  !  Eppure  di 
questa  operazione  parlando  qualche  autore,  ha 
scritto  che  con  facilità  si  apprende  —  facil- 
mente il  papiro  si  apre  —  e  che  il  P.  Piaggio 
escogitò  il  modo  facilissimo  per  potergli  svol- 
gere !  !  !  ! 


(  54  ) 

DILUCIDAZIONE  DELLO  STATO  DE'  1766 
PAPIUI  ERCOLANESI  (a). 

Avendo  sempre  in  mira  1'  angustia  del  tempo 
che  suol  pressare  i  dotti  viaggiatori ,  ho  cre- 
duto avvalermi  di  una  mappa,  onde  presentar 
loro  in  un  colpo  d'  occhio  non  poche  notizie 
riguardanti  la  presente  officina.  Ma  conoscendo 
il  lodevolissimo  trasporto  che  essi  hanno  per 
le  memorie  antiche  ,  ne  darò  in  hreve  le  se- 
guenti ^dilucidazioni  per  maggior  loro  sod- 
disfazione. 

Prevengo  il  lettore,  che  se  mai  gli  fossero 
capitate  sotto  gli  occhi  delle  notizie  su  i  papiri 
scritte,  sia  da  nazionali,  sia  da  esteri,  e  le 
rinvenisse  discordanti  dalle  presenti ,  non  sia 
sorpreso  se  non  le  trovi  confutate  nel  mio 
lavoro.    Ho    già    accennato ,    poco   fa ,    il  mio 


(a)  Veti.  p.  G4  e  65.  In  questo  articolo,  come  nel  corso 
dell'opuscolo,  ho  iudistinlamcnte  fatto  uso  delle  voci 
di  papiro,  di  rotolo^  d'involto  per  dinotare  i  voluirfF 
Ercolanesi  disolterrati  :  giacché  varii  autori  si  son 
«erviti  or  di  uno,  or  di  un  altro  de' suddetti  nomi 
volendo  indicare  i  citati   volumi  Ercolanesi. 


(55) 

in  alterai)  il  e  sistema  su  questo  riguardo.  Oltre 
a  ciò  basta  leggere  con  un  poco  d'attenzione 
tali  scrittori  per  conoscerne  la  inesattezza,  ed 
anche  le  contraddizioni  ^  nelle  quali  sono  in- 
ciampati nelle  loro  stesse  descrizioni.  Dico  solo, 
che  i  seguenti  fatti  mi  sono  stati  comunicati 
dalle  persone  incaricate  della  conservazione  ed 
interpretazione  di  questi  monumenti.  Con  le 
medesime  gli  ho  accuratamente  esaminati  e 
discussi  (a),  come  si  può  rilevare  dalle  citazioni 
degli  articoli ,  ai  quali  si  rimanda  il  lettore. 
Avverto  di  più  che  i  numeri  romani  ante- 
posti ai  seguenti  paragrafi  indicano  quei  della 
mappa ,  acciò  il  lettore  possa  riscontrarli ,  ed 
osservarne  il  nesso  ;  e  viceversa  le  pagine  citate 
nella  mappa ,  gli  serviranno  per  riscontrare  le 
dilucidazioni  di  ciò  che  in  essa  è  indicato. 


I.  Papiri  interi 3yi, 

Chiamansi  così  quei  papiri   ne'  quali    essen- 
dosi   conservata   tutta   la   loro  altezza  ,   ancora 


(a)  Circostanza     che    forse    è     mancala    agi'  indicali 
scrittori. 

* 


(  56  ) 
esiste    il    margine    supcriore    ed    inferiore   (a). 
Quindi  svolti  che  sono,  se  ne  potrebbero  leg- 
gere tutte  le  pagine,   salvo  qualche  indispen- 
sabile lacuna  (b). 

Ptr  evitare  ogni  equivoco  è  giusto  avver- 
tire non  esistere  alcun  papiro  che  possa  chia- 
marsi intero  ,  anche  per  quello  che  riguarda 
la  scrittura:  o  mancano  pagine  del  principio 
o  della  fine  :  o  finalmente  sonovi  altri  inevi- 
tabili accidenti  distruttori  de'  caratteri. 


II.  papiri  quasi  interi.  ....   6^/. 

Que^ papiri  i  quali  nella  loro  altezza  hanno 
qualche  mancanza  di  poco  momento ,  come  di 
un  piccolo  pezzo  perduto  sia  per  compressione. 


(a)  L'altezza  de' papiri  è  costantemente  di  once  8  a 
12  pei  greci,  e  di  12  a  16  pei  latini.  La  lunghezza 
poi  non  è  definibile  ,  non  essendovcne  alcuno  intero 
del  tutto. 

(b)  Le  lacune  nascono^  o  da  mancanza  di  pezzetto 
di  papiro  e;  gionata  da  qualche  urto  di  corpo  estraneo, 
o  dalla  gran  dillicoltà  del  loro  svolgimento. 


(57  ) 
G  per  aliro  incidente  ,    diconsi  per  T  esattezza 
dell'  inventario  quasi  interi. 


III.  Due  terzi ì6ì. 

Tutti  i  frammenti  de'  papiri  esistenti  nelP of- 
ficina, e  che  avrebbero  potuto  Lenissimo  nume- 
rarsi sotto  una  sola  classe,  sono  stati  per  mag- 
gior esattezza  e  precisione  divisi  in  due  classi: 
frammenti  cioè  o  pezzi  cilindrici  ,  e  detti  di 
altra  forma  qualunque.  La  prima  classe  è  sud- 
divisa per  proporzione.  Quindi  due  terzi,  metà, 
terzi ,  e  quarti  dell'  intero  volume.  La  seconda 
alla  quale  si  è  dato  il  nome  di  scorze  (a),  è 
suddivisa  nel  notamento  dell'  officina  in  intere, 
e  non  intere,  con  le  rispettive  loro  proporzioni. 

Questa  divisione  e  suddivisione  di  pezzi  , 
con  la  quale  sono  scrupolosamente  classificati 
tali    frammenti    di   papiri   in  questa  Leu  rego- 


(a)  In  questa  occasione,  come  in  tuUo  l'opuscolo,  ho 
creduto  prudenle  avvalermi  de'  medesimi  nomi  già 
sanzionali  dall'uso;  e  coi  quali  si  riconoscono  nel- 
r  officina  gli  oggetti   che   si  descrivono. 


(  58) 
laia    ofliciiia ,    {a   gloria    alla   diligenza ,    esat- 
tezza, e  talento  degl'impiegati  per  la  conser- 
vazione e  svolgimento  di  questi  preziosi  volumi, 
non  che  agi'  interpreti  di  essi. 

Sia  un  terzo,  sia  un  quarto,  sia  la  metà, 
siano  due  terzi,  siano  anche  frammenti,  e  non 
cilindrici ,  dopo  che  sono  stati  svolti  o  distac- 
cate (a)  le  pagine,  o  anche  i  semplici  versi 
che  si  contengono  in  queste  irrcgolarissime  fra- 
zioni, se  ne  copiano  esattamente  quei  caratteri 
che  vi  capitano.  Gli  svolgitori  esaminando  Lene 
siffatti  squarci  di  scrittura ,  e  collazionando  la 
somiglianza  del  carattere ,  la  proporzione  dei 
versi ,  non  che  il  loro  numero ,  disposizione  e 
distanza^  (b)  coli' intelligenza  degl'interpreti 
riuniscono  tutti  i  frammenti  che  appartengono 


(a)  Vedi  l'articolo  seguente. 

(b)  Si  riconoscono  ancora  le  linee  parallele  segnate 
«ul  papiro  per  servire  di  guida  al  copista.  Sappia  il 
lettore  che  il  numero  de'  versi  è  inconstante  ,  ed  in 
un  papiro  se  ne  contano  sino  a  48  per  ogni  pagina. 
Lo  stesso  si  dica  della  loro  larghezza  the  falsamente 
si  è  fissata  da  qualche  autore  a  quattro  dita.  Altri 
hanno  asserito  essere  le  pagine  rinchiuse  fra  una  linea 
rettangola,  e  di  color  rosso;  ma  di  questo  preteso  fatto 
non  esiste  un  solo  esempio  ne'  papiri  fin  ora  svolli. 


(  59  ) 

ad  un  papiro;  quindi  i  delli  citali  interpreti 
accozzano  per  quanto  è  possibile  i  diversi 
tratti  di  scrittura  insieme  ,  ed  in  modo  come 
forse  avrebbe  potuto  fare  lo  stesso  autore ,  se 
gli  si  fosse  presentata  la  sua  opera  per  caso 
fatta  in  brani  (a). 

Già  si  comprende  che  le  indicale  frazioni 
si  svolgono  alla  rinfusa,  non  essendo  possibile 
poterle  accozzare  insieme  prima  di  sottoporle 
allo  svolgimento  o  distaccamento  di  un  foglio 
dall'  altro ,  ed  osservare  anche  approssimativa- 
mente se  il  pezzo  B  combacia  col  pezzo  C. 
Ciò  a  prima  vista  sembra  una  stravaganza  ; 
giacche  ognuno  dirà:  perchè  non  ricomporre 
prima  i  diversi  pezzi  ,  combaciando  gli  uni 
con  gli  altri,  e  così  riconoscere  le  diverse 
parti  che  lo  componevano? 

Rispondo  ;  perchè  questi  volumi  sono  ridotti 
in  modo  da  non  poter  soffrire  il  menomo  urto 
e  contatto  neanche  fra  di  loro.  Basta  un  soffio 
violento  per  veder  disperdere  in  aria  le  sue 
parti  ridotte  in  finissima  polvere;  e  quindi  pel 
già    detto    il  loro  esteriore  ha  patito  in  modo 


(a)  Di  qucila  natura  eia   la  scorza  n."  460. 


(  40  ) 
che   lutti   gli   estremi   in  gran  parte  andarono 
via  (a). 

Quindi  dopo  anni  si  svolge  una  monca  por- 
zione di  pagine  di  un  volume,  di  cui  da  gran 
tempo  era  già  svolta  e  disegnata  F  altra ,  e 
passeranno  altri  anni,  dopo  de' quali  capiterà 
forse  sotto  agli  occhi  degl'interpreti  o  il  resto, 
o  altri  frammenti  dello  stesso  volume. 

Questo  è  accaduto  già  in  un  papiro  (b).  La 
sua  metà  superiore  era  già  svolta,  disegnata, 
ed  incisa  j  e  ne' rami  la  parte  inferiore  delle 
pagine  fu  giustamente  segnata  come  mancante, 
ed  il  papiro  tradotto  come  tale.  Dopo  anni 
essendo  capitata  sotto  allo  svolgimento  una 
metà  inferiore  di  papiro,  gli  svolgitori  conob- 
bero la  rassomiglianza  col  già  disegnato,  e  lo 
presentarono  agli  interpreti,  che  nel  leggerlo 
si  avvidero  che  apparteneva  alla  già  descritta 
metà.    Si    è   rinvenuto   di    ogni   mezza  pagina 


(a)  Il  chiarissimo  Eustace  A  classical  tour  through 
Jtaly.  Voi.  III.  pag.  48  j  dice  To  which  we  may  add, 
tliut  suc/i  ìs  the  exireine  frailty  oft/ie  papyri  themsel- 
ves ,  t/iat  u^ith  ali  the  care  and  precaution  imagina- 
ble  ,  not  oìie  prohahly  can  escape  muliiation. 

(b)  11  papiro  è  di  Epicuro  ed  è  segnato  col  n.°  1479. 


(  41  ) 
superiore  il  suo  rimanciiie,  si  è  inciso,  e  già 
le    10   pagine,   un  tempo   mutilate,  ora  com- 
pariscono  quasi  intere   agli  occhi  de'  dotti. 

Forse  taluno  con  dispiacere  avrà  letto  essere 
fin  al  numero  i524  (a)  i  frammenti  in  questa 
preziosissima  raccolta.  Ma  di  grazia  si  ricordi 
il  già  detto  su  la  loro  fragilità;  e  rifletta  alle 
tre  inevitabili  cause  di  una  tale  sventura.  Essi 
furono,  e  dovettero  essere  frammentati ,  o  per- 
chè s' infransero  nell'  atto  che  dopo  carbonizzati 
anche  gli  armadii  ruinarono  col  resto  dello 
casse  5  o  perchè  soffrii  ono  una  tale  sventura 
nell'  atto  che  furono  disotterrati  ;  o  in  fine 
perchè  furono  ridotti  in  pezzi  in  qualcheduno 
de'  tanti  e  tanti  passaggi  che  da  una  mano , 
non  che  da  un  luogo  alT  altro,  e  ben  lontano, 
hanno  dovuto  indispensabilmente  subire. 


IV.  Scorze .....   4^4- 

Sì    è    dato    questo    nome   a   quelle   porzioni 
di   papiro  il   quale    tagliato    per    lungo  nella 


(a)  Collazionando  insieme  le  tinquo  classi  de' papiri 
non  in  Ieri. 


(   42    ) 

sua  altezza  in  due  parti  uguali,  e  fino  ad  un 
tal  numero  di  pagine  ,  lasciò  intatta  la  por- 
zione più  interna  del  rotolo ,  che  oggi  chiamasi 
midollo  (a). 

Non  posso  frenare  la  mia  indignazione  nel 
ricordarmi  di  ciò  che  lessi  in  una  lettera  di 
un  dotto  autore  meritamente  rinomato  fra  gli 
scrittori  della  sua  nazione  ed  i  benemeriti 
dello  studio  antiquario  ,  su  i  papiri  tagliati 
in  due  (b).  Darò  perciò  ben  volentieri  V  istoria 
antica  e  moderna  delle  così  dette  scorze. 

Il  tanto  benemerito  di  questa  antichità  Ca- 


(a)  Vedi  Tav.  I.  leti.  B.  L' m  rappresenta  il  mi- 
dollo, e  le  lettere  t.  t.  le  due  aUre  parti  del  papiro 
taglialo  per  lungo  nel  descriuo  modo  e  chiamate  scorze. 
La  lettera  y  nell' armadio  il  sito  dove  si  può  osser- 
vare uno  de'  midolli  reali ,    e  la  Ictt.  h  le   scorze. 

(b)  "WiNCKEi..  pag.  252.  Il  y  a  cependant  aussi  des 
Diorceaiix  en  grands  caractères  tels  que  ceux  du  Pìn- 
dare  d' Oxford ,  cest-à-dire  des  manuscrits  qui  soni 
coupès  par  le  milieu-,  car  pour  éviter  la  peine  de 
inontrer  à  tout  le  monde  les  plus  ?nres  morceaux  de 
ces  précieux  inonumens  ,  on  a  iinaginé  de  couper 
les  ììianuscrits  en  deux:  inveniion  barbare ,  diclce par 
wic  basse  jalousie. 


(  43  )    ^ 
millo   Padcrni    fu    imo    de'  primi  ,    nelle  cui 
mani  capitarono  questi  papiri  (a). 

Avendo  egli  avuto  l' incarico  di  escogitare  il 
modo  per  renderli  leggiLili  alla  miglior  ma- 
niera possibile  ,  dovette  usare  non  poclii  ten- 
tativi per  riuscirvi  ;  onde  dice  :  Provai  di 
aprirne  alcuni  ,  ma  senza  effetto.  Continuò 
le  indagini  (b),  né  seppe  in  seguito  ritrovare 
altro  espediente  (  e  non  fu  poco  )  che  ta- 
gliarli in  modo,  onde  una  parte  almeno  dei 
caratteri  avesse  potuto  essere  perfettamente 
visibile  e  soggetta  alle  ricerche  de' dotti. 

Questo  non  poteva  farsi  in  altro  modo  nei 
suoi  tempi,  se  non  col  fendere  perpendicolar-» 

(a)  Scrivendo  Camillo  I'adeuni  al  dottoi-  Mead  , 
dice:  <(  Saia  un  mese  da  che  furono  trovati  molti  rotoli 
di  carta ,  ma  ridotti  a  carbone  ;  tuttavia  dietro  V  or- 
dine del  Re  provai  di  aprirne  alcuni  ,  ma  senza  ef- 
fetto.  Lettera   scriUa    agli   8  Febbrajo  lyóS.  Gibelin  , 

pog.  21 3. 

(b)  Scrive  il  Signor  Barker.  «  Sono  circa  due  anni 
che  fu  trovata  in  un  casino  una  gran  quantità  di 
rotoli  ec.  Si  fecero  degli  sforzi  incredibili  per  aprij'li ; 
ma  tutto  in  vano ,  e  solo  si  giunse  a  scoprire  qual- 
che paivla  col  fenderne  qualcheduno.  Giav.\.iìi ,  j».  248. 
Lcltcra  IcUa   17  Ayrilc   lyói. 


(40 
mente  in  due  l'intero  papiro.  Ma  se  una  tale 
divisione  fosse  stata  csc^'uita  in  maniera  da 
dividere  il  rotolo  per  lungo  ed  in  parte  eguali, 
non  si  sarebbe  ottenuto  l' intento  ;  giacché  non 
si  sarebbero  scoverti  che  gli  estremi  delle  in- 
terne piegature  di  tutto  il  papiro,  come  effet- 
tivamente accadde  (a).  Così  imaginò  savia- 
mente in  seguito  di  tagliare  per  lungo  una 
cgual  porzione  dai  due  opposti  punti  ;  e 
quindi  un  egual  numero  di  pagine,  lasciando 
intero  tanto  dell'  esterno  papiro ,  quanto  bastava 
per  rendere  visibile  una  pagina  di  scrittura 
da    un    lato    e  dall'altro  (b). 

A  questa  che  ora  sembra  dispiacentissima  e 
barbara  operazione ,  soggiacquero  non  pochi 
papiri  in  quel  tempo ,  come  ci  attesta  lo  stesso 
Paderni  (e).  Finora  ne  abbiamo  esaminata 
una  sola  camera  (  del  casino  di  campagna  ) 
lastricata  a  musaico ,  e  che  pare  essere  stata 
biblioteca.  Ne  ho  estratti  da  essa  33y  rotoli 
scritti   in  greco  ^   e  i8  rotoli  in  latino  ;    ma 


(a)  WixcK.  p.   X07.  JNc  csiilono  alcuni.  Vedi  Tav.  I. 
le  t.  A.  e. 

(b)  Vedi  Tav.  I.  kit.  A.   /.  U 

(e)    GlUELIN  j    1  ag.    :2i.O. 


(  45  ) 
tutti    in    si   cattii^o    fatato ,    che  è  impossibile 
r  aprirli. 

Dovettero  in  conseguenza  tutti  gì'  indicati 
papiri  soffrire  una  operazione  qualunque,  ma 
tale  da  poterne  leggere  tanto  onde  riconoscerli 
se  greci  fossero  o  latini ,  e  quindi  essere  tagliati 
neli'  indicato  modo  (a). 

Naturalmente  oltre  ai  tanti  accidenti  di  frat- 
ture che  dovettero  accadere  ai  papiri ,  anche 
alla  descritta  operazione  appartengono  quei 
pezzi  che  oggi  meritamente  si  chiamano ,  e 
sono  veri  frammenti  non  cilindrici,  e  per  distin- 
guerli dai  frammenti  cilindrici  conosconsi  nel- 
r  oiTicina  col  nome  di  scorze,  in  conseguenza 
di  questo  modo  di  fendere  i  rotoli ,  Paderni 
riuscì  a  presentare  alcune  pagine  intere  all'im- 

(a)  Mons.  l'abbé  Bartiielemy.  Voyage  en  Italie  etc. 
Seconde  édìlion  p.  25^.  On  fut  long-temps  sans  con- 
naìtre  le  tnoyen  de  les  dérouler,  et  dans  cette  incer- 
tiliide  on  prii  le  parti  d'en  couper  quelques-uns  dans 
tonte  leur  longueur ,  cornine  si  on  divisoit  un  cylindre 
suivant  la  direction  de  son  axe.  Cette  opération  laissait 
apercevoìr  distinctement  l'écriture  ;  ?7iaìs  les  manii- 
scrits  furent  entièrement  perdus.  Che  direbbe  questo 
grand' uomo ,  se  ora  osservasse  pcrfeUamciite  leggibili 
quei  volumi  che  compiangeva  per  intieramente  perduti? 


(  4f)  ) 
pazienza  de'  dotti  per  Ihr  loro  comprendere  di 
che  si  trattava  j   ma  n(  l  fenderli  dovette  indis- 
pensabilmente frammentarne  non  pochi. 

Dall'  anzidetto  si  comprende  anche  chiaro, 
che  questi  ultijiii  papiri  ,  ai  quali  diede  di 
piglio  Paderni,  dopo  di  averne  messi  da  banda 
molti  che  non  resistettero  al  saggio,  dovevano 
essere  de' più  consistenti  e  conservati,  onde 
potette  ridurre  alcuni  di  essi  in  due  parti,  ed 
in  modo  da  ricavarne  due  pagine  leggibili. 

Or  gli  attuali  svolgitori  di  queste  rarità  guar- 
davano con  grandissimo  dispiacere  tali  mutilati 
pezzi ,  il  cui  materiale  anche  ad  occhio  nudo 
riconoscesi  pel  più  conservato  fra  quei  dell'of- 
ficina. Ricordavansi  però  l' esser  essi  stati  per 
anni  ed  anni  considerati  come  insvolgibili. 

GÌ'  interpreti  dal  canto  loro  desideravano 
oltremodo  di  leggere  il  principio  delle  opere, 
delle  quali  avevano  già  interpretata  la  fine  (a). 
Però  gli  uni  e  gli  altri  erano  sgomentati  dalla 
diflicoltà    dell'  impresa ,    e  dal  timore  di  per- 


(a)  Tulli  i  midolli  appartenenti  a  queste  scorze ,  e 
rimasti  dal  Paderni  ,  erano  già  slati  svolli^  perehè 
cilindrici,   e  di  miglior  conservazione. 


(  47  ) 
dei  e  piuttosto,  che  rendere  utili  tali  irregolari 
pezzi. 

Ma  il  coraggio  guidato  dal  talento  e  dalla 
pazienza,  e  spronato  dall'amor  di  sapere,  de- 
cide l' irresolutezza  degli  artisti  ;  ed  uno  di 
essi  più  animoso  si  accinge  all'  incarico. 

Or  non  potendosi  svolgere  gP  indicati  pezzi, 
perchè  non  cilindrici ,  escogita  di  distaccarne 
tutte  le  pagine  successivamente  1'  una  dopo 
r  altra.  Dopo  non  pochi  stenti  riesce  felice- 
mente nell'  impegno  senza  averne  perduta  una 
sola  parola  che  non  fosse  stata  fedelmente 
disegnata. 

Una  tale  scoverta  ha  già  presentato  alla 
dotta  avidità  degl'  Interpreti  ben  molte  pagine, 
e  salvato  dall'  eterno  obblìo  trentacinque  pezzi 
de'  mille  settecento  cinquantasei  papiri  Erco»« 
lanesi  (a). 

Questo  difficilissimo  meccanismo  si  com- 
prende osservando  ,  ed  esaminando  la  diligen- 
za ,  e  pazienza  dell'  artista ,  e  mal  si  potrebbe 
descrivere. 


(a)  Questa    operazione    si   pratica   anche   ne*  piccoli 
frammenti,   che  contengono  pochi  versi. 


(48  ) 

V.  Papiri  su  cui  si  è  fatto  già 
un  saggio 332. 

Come  si  è  detto  a  pag.  21  ,  preso  dagli  artisti 
il  papiro  elle  all'esterno  sembri  suscettibile  di 
svolgimento ,  e  clie  dia  anche  qualche  speranza 
di  maggior  conservazione  ,  si  sottopone  ad  un 
diligente  saggio.  Ma  sventuratamente  non  tutti 
i  rotoli  superstiti  sono  atti  a  svolgersi. 

Il  risultato  de'  papiri  per  quello  che  riguarda 
il  solo  loro  svolgimento  (a)  si  può  ridurre  a 
tre  classi,  i."  S volgibili  utilmente,  perchè  indi 
leggibili.  2.°  Senza  alcuna  dotta  utilità,  o  per- 
chè mancanti  di  caratteri ,  o  tali  da  non  potersi 
interpretiire  (b).  3.°  Non  isvolgibili  affatto  ,  o 
perchè  la  stessa  polvere ,  onde  sono  composti, 
non    è   neanche  compatta  a  segno   da  soffrire 


(a)  Per  jraaggior  chiarezza  della  mappa  si  è  for- 
mato un  articolo  separato  degli  svolti  intieramente  , 
e  dei  saggiati  dagl'  impiegati ,  che  ora  si  classificano 
nel  presente  articolo. 

(b)  Ve  ne  sono  di  quei  da' quali  non  sì  è  potuto 
ricavare  che  il  solo  titolo  ,  il  quale  suole  essere  in 
caratteri  più.  grandi. 


(49  ) 
l'incollamento  della  pellicola,  o  perchè  dive- 
nuti come  impietriti.  Quindi  de^542  papiri 
presi  fino  a  quest'  ora  dagl'  impiegati  per  isvol- 
gerii,  210  sono  stati  svolti  per  interi  ed  util- 
mente ;  e  de'  rimanenti  552  ne  sono  stati  svolti 
127  in  gran  parte;  e  sospesa  l'operazione  pel 
resto  5  perchè  rinvenuti  non  leggibili  ;  e  2o5 
rimessi  negli  armadii ,  perchè  dopo  gli  speri- 
menti si  sono  riconosciuti  della  terza  classe, 
cioè  non  suscettibili  di  alcuno  svolgimento  (a). 


VI.  Papiri  sperimentati  da  Lapira  3, 

Due  sono  state  le  cagioni  che  hanno  spinto 
qualche  persona  di  talento  ad  intraprendere  lo 
svolgimento  de'  papiri.  L' impegno  di  rinvenire 
un  mezzo  qualunque  ed  indispensabile  per  leg- 
gere ciò  che  in  essi  contenevasi,  e  la  efferve- 
scenza dell'umano  talento  che  spesso  non  con- 
tento del  vecchio  e  provato  sistema,  intraprende 


(a)  Tal  è  il  papiro  nell'armadio  Tav.  I.  leu.  A;^. 
Questo  è  della  classe  degl'  impietriti  ;  e  rassomiglia 
molto  a  quella  specie  di  matita  che  conoscesì  comu- 
nemente col  nome  di  lapis  di  Spagna. 


(  5o  ) 

nuovi  melodi  per   giungere,    se   pviò ,  a  nuove 
scovcrte. 

Alla  prima  causa  si  debbono  ascrivere  i  ten- 
tativi fatti  dal  Paderni ,  il  quale  giunse  almeno 
a   scovrir   di  die  si  trattava  in  questi  involti , 
come  dicemmo ,  non  che  de'  fortunatissimi  sforzi 
fatti    dal    P.  Antonio  Piaggio  delle  scuole  pie. 
Di    questo    benemerito   pel  ramo  antiquario 
di  cui  trattiamo ,  leggasi  scritto  dal  Barker  (a). 
Si  fecero   sforzi    incredibili  per   aprirli  ,    e 
per  leggerli ,    ma    tutto  in    vano ,    e   solo    si 
giunse  a  scoprire  cpi  alche  parola  col  fenderne 
cpi  alci  ledano.  Finalmente  il   Sig.  ylssemanni 
giunto  in   Napoli  la  seconda  volta ,  consigliò 
il  Re    di  far  venire  il  P.   Antojiio  scrittore 
del  Praticano  )  come  il  solo  che  potesse  intra- 
prendere una  tal  cosa.    E  incredibile  quanto 
operò  quest' uomo  per  riuscirvi  ;  con  tutto  ciò 
appena   in  capo  di  un  anno,  e  con  una  pa- 
zienza straordinaria ,  giunse  solo  ad  apj^irne 
un  mezzo  itotelo. 

TSon  contente  alcune  persone  di  talento  del- 
l'indicato  metodo,  e  spinte  anche  dalle  incon- 
siderate  voci    che  la  tardanza  della  pubblica- 

(a)  GiBELiN  ,    pag.   248. 


(5i  ) 

zione  de'  papiri  nascesse  dalla  lunghezza  del 
metodo  nello  svolgerli  (  come  se  dopo  svolli 
non  vi  bisognasse  altro  che  mettersi  gli  oc- 
chiali per  leggerli  correntemente,  tradurli,  sup- 
plirli, e  giustificare  tali  operazioni  )  si  diedero 
a  saggiare  metodi  novelli. 

Il  chiaris.  Lapira,  persona  fornita  di  molti 
talenti  nel  1786  fece  diversi  tentativi ,  non  già 
per  rinvenire  un  altro  metodo  di  svolgimento 
de' papiri,  ma  per  facilitare  Fattuale.  Le  sue 
operazioni  si  ridussero  a  semplici  suffumigi,  e 
questi  in  alcuni  rotoli  si  sono  sperimentati  di 
qualche  piccola  facilitazione  allo  svolgimento, 
giacche  preparano  in  qualche  punto  il  distac- 
camento delle  pagine;  ma  in  tutto  il  resto  di 
nessuna  utilità.  Quindi  dopo  di  averne  sag- 
giati tre  frammenti ,  non  si  andò  più  innanzi  (a). 


VII.  SjJ  eri  mentati  da  Davj 20. 

Il   chiaris.    Humphery    Davy    non    contento 


(a)  Trovo  scritti  alcuni  altri  sperimenti  fatti  ,  ma 
credo  non  farne  parola  ,  o  perchè  furono  semplici 
voci ,   o  perchè  dì  poco   momento. 


(  52  ) 

di  aver  iiiLraprcso,  e  con  oilimi  successi  lante 
nuove  scoperte ,  pensò  tentarne  una  pel  più 
facile  e  sollecito  svolgimento  de' papiri.  Mani- 
festò questo  suo  lodevolissimo  pensiero  al  Prin- 
cipe di  Galles ,  ora  felicemente  regnante  in 
Inghilterra.  Questo  principe  e  gran  mecenate 
memore  dell'  accaduto  ni  papiri  inviati  in  Lon- 
dra, non  permise  die  si  fossero  esposti  gl'infelici 
resti  (a)  di  essi  al  nuovo  sperimento.  l\Ia  con 
molta  saviezza  e  prudenza  inviò  il  cliiar.  Davy 
in  Napoli  corredato  dei  convenienti  offizii  al 
nostro   ottijno  Principe. 

Monsignor  Rosini ,  degnissimo  Soprainten- 
dente  dell' officina,  previi  ordini  Sovrani,  dis- 
pose che  si  apprestassero  al  eh.  Davy  tutte  le 
facilitazioni  per  la  huona  riuscita  della  nuova 
impresa.  Infatti  si  diedero  al  rinomatissimo  chi- 
mico hen  diversi  pezzi  di  papiri  (h);  e  gli  si 
aprirono  gli  armadii,  acciò  ne  avesse  scelti  a 
suo  talento;  e  finalmente  se  ne  tolsero  anche 


(a)  Vedi  in    seguito. 

(b)  Nello  stato  se  ne  marcano  20 ,  non  avendosi 
avuto  riguardo  ad  altri  sei  ,  pcrcliè  erano  di  quei  già 
nelle  mani  degli  svolgilori ,  e  dopo  piccolissime  prove^ 
continuarono  ad   essere  svolti  col  solito  metodo. 


(53) 
dalle   macelline,  nelle   quali   erano  per   isvol- 
gerli  col  metodo  del  Piaggio. 

Diversi  e  semplici  furono  i  tentativi  fatti 
secondo  gli  dettava  la  vastità  delle  sue  pro- 
fonde cognizioni  j  ma  riuscendo  qual  di  poco 
e  momentaneo  utile  ,  qual  dannoso  pei  carat- 
teri ,  e  qual  pel  papiro  stesso ,  fecero  desistere 
dall'  impegno  il  dotto  estero.  Egli  partì  tanto 
conlento  dell'  assistenza  usatagli  da'  nostri  , 
quanto  questi  edificati  dalle  sue  urbane  ma- 
niere, non  che  dalle  vaste   sue  cognizioni  (a). 


Vili.  Papiri  spediti  in  Inghilterra  20. 

Nel  1816  il  nostro  Sovrano  fece  dono  al  Re 
d' Inghilterra  di  16  papiri ,  due  cioè  svolti  (b) 
e  14  come  furono  salvati  dalle  ruine  d^Erco- 
lano  ,  avendogliene  antecedentemente  inviati 
altri   quattro.   Desiderando    meritamente    quel 

(a)  Portò  con  se*  67  disegni  di  pezzi  svolti  nel  tempo 
della  sua  dimora  in  Napoli  ,  ma  col  metodo  solito. 
Vedi  il  IlagguagUo  degli  sperimenti  del  cJdarissimo 
Cavaliere  Davy  ,  per  lo  svolgiinenio  di  Papiri  Erco- 
lanesi.  Biblioteca  analitica. 

(b)  Quelli   di   Epicuro    pubblicali    nel   li.  Volume. 


(  54  ) 
Principe  di  vedere  svolti  e  pubblicati  anche 
questi  ultimi,  ed  avendo  inteso  che  il  Consi- 
gliere Sickler  asseriva  aver  ritrovato  un  nuovo 
metodo  per  isvolgcre  i  papiri  Ercolanesi ,  mandò 
ad  invitarlo.  Il  Consigliere  gianto  in  Londra  di- 
strusse il  primo  (  ma  senza  averlo  mai  toccato 
con  le  mani  )  e  ne  inutilizzò  altri  sei  col  pra- 
ticare il  suo  novello  metodo.  Quell'  illustre 
Principe  dopo  avergli  magnanimamente  pagato 
il  viaggio,  l' incomodo ,  e  la  distruzione  de'  pre- 
ziosi iuonumenti ,   benignamente  lo  congedò. 


IX.    Colonne   e  fraimnenti 
disegnati ^366. 

Il  trasporto  per  la  gloria  del  proprio  paese^ 
lodevole  per  tutti  i  riguardi,  non  lo  e  più, 
quando  eccede  a  segno  da  dire  il  falso ,  ed 
a  danno  degli  altri.  Non  posso  perciò  condo- 
nare ad  un  dotto ,  per  altro  stimabilissimo ,  (a) 


(a)  Spiacemi  assai  questa  inesattezza  in  uno  scrit- 
tore, il  quale  ha  trattalo  con  molta  diligenza  e  dot- 
trina de' nostri  contorni  ^  e  parlato  benignamente  dei 
JSapolelani. 


(55) 
l'aver    chiamato  la  raccolta  de^ papiri  Ercola- 
nesi   un  tesoro  negletto:,    ed  al  quale  si  diede 
moto,    secondo  lui  ,  alP arrivo  del  eh.  Hayter. 

Costui  fu  inviato  in  Napoli  dal  Sovrano  al- 
lora Principe  di  Galles  nel  1800.  Vi  dimorò 
anni  cinque;  ed  in  questo  frattempo  nelFoiFi- 
cina  dai  soliti  svol',^itori  si  saggiarono  igò  pezzi, 
de'  quali  non  pochi  disegni  furono  portati  dal 
Signor  Hayter  in  Inghilterra.  Dopo  qualche 
tempo  comparve  un  frammento  di  papiro  puh- 
hlicato  in  Londra  ,  e  tradotto  in  due  letture  , 
attrihuendo  la  più  inesatta  di  esse  agli  Acca- 
demici Ercolanesi.  Ma  questa  pretesa  illustra- 
zione non  si  ritrova  ne' due  volumi  già  puh- 
hlicati ,  ne  oltre  di  questi  vi  esiste  un  sol  rigo 
di  papiro  illustrato  dalla  dotta  Accademia. 

Il  lodato  Signor  Hayter  nel  portar  con  se  i 
disegni  de'  pezzi  svolti  nel  tempo  della  sua 
dimora  in  Napoli  ,  promise  tradurli ,  comen- 
larli,  e  darli  alla  luce,  come  speriamo. 

Mi  auguro  che  il  lettore  ricordandosi  del  già 
detto  sulle  non  poche  difticoltà  che  s'incon- 
trano nello  svolgere  i  papiri ,  e  fra  quei  che 
sono  suscettihili  di  svolgimento,  sarà  contento 
di  sapere  che  fino  al  momento  se  ne  sono  resi 
leggibili  2566  pezzi  fra  colonne  e  frammenti. 


(56) 

X.  Papiri  svolti  col  titolo 60. 

Per  papiri  col  titolo  s'intendono  ,  come  è 
naturale ,  quelli  ne'  quali  si  e  avuta  la  fortuna 
di  rinvenire  intero,  e  lejj^gibile  anche  il  titolo 
dell'  opera.  Tralascio  tutto  ciò  che  di  erudito 
si  è  scritto  in  quest'  articolo  (a)  e  rapporto 
semplicemente  i  fatti. 

I  titoli  delle  opere  ne"  papiri  Ercolanesi  si 
sono  sempre  rinvenuti  nella  fine  di  quelle. 
Trovo  scritto  (b)  che  forse  essi  erano  ripetuti 
anche  al  principio  ;  ma  non  possiamo  addurne 
alcun  esempio  tra  quei  dell"  ofiicina.  La  loro 
poca  conservazione  non  ci  ha  dato  ancora  un 
papiro  perfettamente  intero,  e  quindi  da  po~ 
ierci  servire  di  norma. 

Dovea  necessariamente  trovarsi  il  titolo  an- 
che su  di  un  pezzetto  di  papiro  che  si  attac- 
cava al  rotolo  ,  acciò  rimanendo  pensolone 
fuori  del  volume ,  avesse  fatto  lo  stesso  uffizio 
che  oggi  fanno  i  nostri  tasselli. 

Fra    gli    antichi    papiri    dipinti   avvene  uno 

(a)  Chi  amasse  occuparsene  potrà  riscontrare  i  dotti 
Ercolanesi ,   i  citati  Caylus  ,   Winck.  ,  ec. 

(b)  Winck.  pag.  238. 


(  57  ) 
ìlei  Hcal  Museo  di  Poriiei  (a),  che  può  dare 
molto  lume  a  questo  articolo,  sul  quale  sono 
stati  bene  imbarazzati  i  dotti.  Giusto  nel  mezzo 
della  lunghezza  del  volume  (  n.°  i.  )  si  vede 
attaccato  e  pendente  un  pezzetto  rettangolo 
facilmente  di  carta  papiracea  e  con  delle  let- 
tere. Credo  che  gli  antichi  avessero  talvolta 
scelto  questo  punto  di  mezzo,  acciò  in  qua— 
liuique  direzione  fosse  avvolto  il  volume,  es- 
sendo il  titolo  attaccato  esternamente  e  nella 
parte  superiore  della  scrittura  capitasse  sempre 
sospeso  in  faccia  al  diametro  dell'  avvolto  pa- 
piro ,  ed  in  modo  che  non  uscisse  dalla  sua 
circonferenza.  Questo  metodo  faceva  non  solo 
conoscere  anche  all'  esterno  quale  fosse  il  dritto 
del  papiro ,  ma  dippiù ,  messo  il  volume  per 
lungo  nello  scaffale  vi  presentava  nella  sua 
fronte  e  di  prospetto  la  materia  che  vi  si 
conteneva  (b). 

(a)  Piume  di  Ercol.  Voi.  V.  pag.  S/S.  Vedi  Tav.  T. 
leu.  B,  jSj  la  flttuccia  jS."  2  esiste  nell'originale.  Vedi 
la  nostra.  Description  de  quelques peintures  anliques 
qui  existent  au  Cabinet  da  Royal  Mut)ée  -  Bourbon 
de  P orlici  ^  P'^'g-  ^^• 

(b)  Mi  sembra  che  qucslo  fallo  faccia  coraprenderc 
chiaramente  il  detto  di  Seneca  de  tranquiLLan.cap.f).— 


(  58  ) 

Dippiù  questa  disposizione  di  luogo  nel  fis- 
sarci il  titolo  era  egualmente  utile ,  anzi  neces- 
sario per  quei  papiri  clie  conservavansi  nelle 
cassette.  Entrando  in  osse  tutto  l'intero  papiro, 
ed  aprendosi  il  casscttino  non  rimaneva  visibile 
del  volume  die  il  solo  orificio  superiore.  Or 
capitando  ,  con  P  indicato  metodo  ,  precisa- 
mente fra  questo  orificio  il  cartellino  già  attac- 
cato alla  metà  superiore  del  volume ,  il  titola 
di  esso  rimaneva  esposto  e  leggibile,  senza  che 
si  fosse  cavato  fuori   il   papiro. 

Questa  pittura  ci  dà  anche  un  lume  per  ben 
comprendere  le  altre ^  nelle  quali  si  vede  una 
specie  di  nastro ,  pelle  o  altro  clie  sia  ,  che 
pende  da  alcuni  papiri  (a).  I  dotti  Ercolanesi 
parlando  di  esse  lasciarono  indeciso  se  fossero 
cartellini  con  titoli  ,  o  fettucce  per  ligare  il 
rotolo.  Ferrario  nella  vasta  opera  (b)  dice  che 
potrebbero  anche  servire  per  tirarli  fuori  dal 
bossolo  dove  erano  riposti.  Dà  ben^  anche  il  di- 
segno del  papiro  di  cui  parliamo,  ma  egual- 

Cui  'tìoluininum  suonvn  frontes  maxime  placent  ^  ti- 
tilli que. 

(a)  Pitture  cV Ercol.   Voi.  II.  png.  g.  (  io  ). 

(b)  Del  costume  (uUico  e  moderno  di  tutti  i  popoli  : 
N.°  XCV.  pi!g.  25o. 


(59) 
menle  infedele  perchè  mancrinte  della  felliiccia 
11.*'  2,  come  nella  citala  opera  di  Ercolano. 
Però  volendoli  altribuire  questo  secondo  uso  , 
atteso  la  fragilità  della  carta  papiracea,  biso- 
gnava che  con  1'  indicato  nastro  si  legasse 
prima  il  volume,  onde  nel  volerlo  estrarre 
non  si  strappasse  parte    del    papiro. 

Or  nel  presente  disegno  osservandosi  nella 
metà  del  volume  sospeso  il  titolo ,  e  dippiù 
Ja  fettuccia  attaccata  e  pendente  in  un  altro 
punto ,  dimostra  chiaramente  che  questa  se- 
conda non  era  destinata  allo  stesso  uso  del 
primo.  Forse  serviva  benanche  per  ligare  il 
volume ,  e  tenerlo  più  strettamente  chiuso  nel 
bisogno. 

Finalmente  vi  è  un  altro  sito  per  tali  ti- 
toli ,  cioè  scritto  all'  estremità  esterna  del 
rotolo.  Questo  si  osserva  in  una  scorza  ,  ed 
in  un  papiro  rimasti  ancora  intatti  ,  e  da 
svolgersi   (a). 

L'  utilissimo  uso  di  una  tale  specie  di  titoli 
si  può  riconoscere  dall'  osservare  non  poche 
statue   e   pitture  antiche.    Fra  le  prime  citerò 

(a)  Nell'inA^entario  N."  1491.  Vedi  Tav.  I.  leti.  A^  b. 
Non  sono  stati  ancora  interpretali  /  e  perciò  non  fac- 
tiamo   altro    che  indicarli. 


(6o) 

solo  quelle  del  nostro  R.  Museo  Borbonico  (a). 
A  piedi  di  queste  si  veggono  de' gruppi  di 
papiri  ligati  insieme  ,  come  un  fascio  (b)  da 
una  corda  o  fettuccia;  e  non  essendovi  in  essi 
nessun  segno  di  pezzetto  di  carta  pendente  da 
servire  per  titoli ,  era  necessario  che  questi 
fossero  scritti  nell'  esterno  dello  stesso  papiro. 
Con  questo  mezzo  al  momento  ,  e  senza  darsi 
la  pena  di  aprirli ,  si  poteva  distinguere  l' opera 
che  nel  bisogno  si  cercava. 

De' titoli  rinvenuti  eccovene  un  saggio. 

Demetrii.  ' —  De  geometria.  —  De  poe- 
matis.  —  In  Polyenl   cUjJioultates. 

Epicuri.  —  De  natura  ,    lib.  II,   e  XX. 

CoLOTis.  —  In  Lysidem  Platonis. 

PoLYSTRATi.    —  De  temerario  contemptu. 

Philodemi.  —  De  religione.  —  De  mori-- 
bus.  —  De  Epicuro.  —  De  niorte^  lib,  IK.  — 
De  vitiis ,  lib.  I.  —  De  vitiis ,  atque  oppo- 
sitis  virtutibus  j  eorumque  subjectis,  et  obje- 


(a)  Stanza  dell'Atlante,  N."  332  rosso  e  338  detto. 

(b)  Si  possono  osservare  i  resti  di  quei  rinvenuti  in 
Ercolano  bastanicn^entc  conservati.  Vedi  spiegazione 
della  Tav.  1.  iett.  A.  e. 


(  Ci  ) 

ctis ,  lib.  VIIL  —  De  vitiis —  De  musica.  — 
De  conversatione.  —  De  Omeri.  —  De  ira.  — 
De  divitiis.  —  De  poematis.  —  De  poem,a- 
tis.  —  De  eo  quod  agendum  est;  de  causa 
atque  aliis  rebus  tractatus  memorahiles.  — 
De  moribus  ac  vitiis ,  opus  ex  libro  Zenonis 
contractum  ,  seu  de  dicendi  liberiate.  —  De 
poematis.  —  De  rhetorica ,  lib.  I.  —  De  rJie- 
lorica ,  lib.  IP^ ,  pars  I.  —  De  rhetorica 
lib.  IK.  pars  II.  —  De  rhetorica.  —  De 
rhetorica  conim,entaria.  —  De  rhetorica.  — 
De  phoenomenis  atque  signis.  —  De  Philo- 
sophis.  —  De  gratia. 

Cjrnisci.  —   Amicabilia. 

Crisippi.  —  De  providentia  ,    lib.  II. 


XI.  Papiri  senza  titolo i2Cf. 

Non  è  supponibile  che  vi  fossero  state  delle 
opere  o  volumi  ne'  quali  gli  antichi  non  aves- 
sero notato  in  un  modo  ,  o  in  un  altro  ne 
V  autore ,  nò  la  materia.  Perciò  è  giusto  V  in- 
dicare il  perchè  fra  gli  svolti  fino  a  questo 
momento  esistono  129  pezzi  senza   titolo. 

Si  ricordi  ciò  che  si  è  detto  nel  precedente 


(  (3^  ) 
articolo  su  tali  titoli.  Di  quegli  scritti  su  car- 
tellini non  se  n'  è  rinvenuto  alcuno  ne^papiri 
di  Ercolano.  Non  era  possibile  che  il  piccolo 
filo  col  quale  erano  attaccati  al  papiro ,  avesse 
potuto  resistere  a'  tanti  secoli ,  e  più  alle  vi- 
cende ,  alle  quali  sono  stati  soggetti.  Se  poi  il 
pezzetto  di  papiro  fosse  stato  semplicemente 
collato  al  rotolo,  vale  la  stessa  ragione ,  atteso 
la  sua  situazione. 

I  rotoli  poi  ne'  quali  il  titolo  fosse  stato 
scritto  nel  fine  ,  possono  anche  rinvenirsi  privi 
di  essi  per  le  anzidette  ragioni  ,  ricordandosi 
però  che  tal  volta  essi  erano  stati  avvolti  a 
rovescio.  Questo  accadeva  facilmente,  quando 
il  lettore,  scorrendolo,  lo  rivolgeva  da  prin- 
cipio per  suo  maggior  comodo  ;  e  terminata  la 
lettura  non  si  dava  la  pena  di  rotolarlo  di 
nuovo  nel  dovuto  ordine.  Di  più  fra  i  fram- 
menti può  anche  esservi  mancante  il  fine  del 
papiro. 

Finalmente  nel  caso  che  il  papiro  avesse  il 
titolo  replicato,  anche  nell'esterno,  vale  ciò 
che  abbiamo  già  detto  su  l' attuale  stato  e 
fragilità  di  tali  monumenti. 

Ma  a  questa  occasione  è  giusto  far  noto  , 
come   i   nostri  interpreti  dopo  di  aver  attenta- 


(65) 
mente  letto  P  intero  volume  esistente  ,  ne  esco- 
gitano il   titolo  j  così  nel  papiro  N."  65o. 


XII.   Papiri    interpretati,   e   prossimi 
a   darsi  alla  luce 8, 

PiiiLODEMi.  De  rhetorica  due.  T>e  rhe- 
tor'ica  commentaria.  De  vitlis ,  atque  op~ 
positls  virtutibus,  eonimque  subjectis.  Uh.  IX. 
In  questo  papiro  V  Economia  di  Aristotele  è 
attribuita  a  Teofrasto.  De   vitlis, 

Eficuri.  De  natura,  due. 

Crisippi.  De  piopidentia. 


XIII.  Neil'  atto  d' interpretarsi  4. 

CERNISCI.  Amicaìjilia. 
PoLYSTRATi.  De  temerario  conlemptu. 
Epicuri.  De  ìiatLira. 
D' ignoto  autore.  De  ira. 


STATO    de' 1766 


I. 

Interi 

371. 

Pezzi   svolti   in- 
teramente  

1 

210. 

Pag 35. 

IL 

Quasi   interi 

Pag 36. 

61. 

V. 

Saggiati  clagrim- 
ì)ic""ati 

332. 

P'^'S 48. 

III. 

161. 

VI. 

Sj)erimentati  da 
La  pira 

3. 

Pog 37. 

Pag 49- 

Metà 

3o8. 

VII. 
Da  Davy 

20. 

P(^S 5i. 

Terzi 

190. 

Vili. 

Spediti    in   In- 
ghilterra  

Pag 53. 

20. 

Quarti 

191. 

In  Francia 

7  • 

IV. 
Scorze  

474- 

Rimasti  intatti.. 

[164. 

P^'S 4i- 

Totale 

lySC. 

Totale 

1756. 

PAPIRI   ERCOLANESI. 


IX. 

Colonne  e  fram- 
menti disegnati 
Pctg 54. 

2366. 

Di  Demetrio.... 

4- 

Dette  incise 

969- 

12. 

X. 

Svolti  col  titolo. 
Pag 56. 

60. 

Cartvisco 

I. 

XL 

Senza   titolo 

Pag 61. 

129. 

|!rt?tppo 

2. 

Papiri  pubbli- 
cati   

3. 

3. 

XII. 

Interpretati 

Pag 63. 

8. 

36. 

XIII. 

Neir  atto    d' in- 
terpretarsi — 
Pag 63. 

4. 

PoUSXRATO 

2. 

Papiri  lat.  svolti. 

i5. 

D'ignoto  autore. 

4- 

(66) 
SPIEGAZIONE  DELLE  TAVOLE. 


Tavola  I.  Lettera  yì- 

Armadio   nella   terza   stanza  a   sinistra 
di  chi  entra. 

Esso  è  uno  degli  scaffali  fatti  per  conservare 
tutti  i  piccoli  oggetti  che  ritrovaronsi  negli 
scavi  di  Ercolano,  Pompei,  e   Stabbia. 

aa.  aa.  La  posizione  orizzontale  nella  quale 
veggonsi  collocati  i  volumi  sulle  indicate  tavo- 
lette, era  la  medesima  usata  dagli  antichi.  Ciò 
però  non  esclude  die  lali  volumi  non  fossero 
stati  anche  riposti  in  altro  modo ,  e  special- 
mente a  perpendicolo ,  sia  riuniti  fra  di  loro 
a  fascio ,  sia  isolati.  Di  questa  verità  se  non  ba- 
stasse l' analogìa  che  ne  dà  il  disordine  delle 
presenti  biblioteche  di  quei  che  sono  usi  a 
leggere  ,  ve  ne  ha  una  prova  di  fatto  fra  gli 
stessi   papiri  Ercolanesi. 

Fra  questi  ve  ne  sono  non  pochi ,  e  special- 
mente gli  afFasciati,  A.  lett.  e,  i  quali  si  veg- 


(67  ) 

gono  compressi  a  perpendicolo  dalPalto  al 
Lasso.  Questo  non  poteva  accadere ,  se  non  nel 
caso  che  si  fossero  rinvenuti  nella  indicata 
posizione  nelPatto  che  sopraggiungendoci  un 
qualche  peso,  dovette  necessariamente  schiac- 
ciarli. Ve  ne  sono  poi  degli  altri  volumi  schiac- 
ciati sì  ,  ma  per  lungo ,  segno  che  nel  mo- 
mento delP  essere  stati  sepolti  ,  ritrovavansi 
orizzontalmente  disposti;  loro  solita  e  naturale 
posizione.  Questa  medesima  forma  naturalmente 
prendevano  quei  volumi  i  quali,  perchè  non 
avvolti  strettamente,  diventavano  ovali,  sia  se 
rimanevano  isolati ,  sia  se  erano  compressi  nelle 
cassette. 

Dovevano  poi  vedersi  i  cartellini  col  titolo 
dell'opera  (  Ved.  pag.  56  )  pensoloni  fra  uno 
scompartimento  e  l'altro  dello  scaffale  (a),  o 
pendenti  fra  il  diametro  del  volume  (  pag.  67.  ) 

h.  Papiro  col  titolo  scritto  all'  esterno  (  pag. 

%) 

ce.  Papiri  affasciati  (  pag.  60  )  B.   x. 
d.  Papiro  avvolto  dai   due  estremi.  B.  y. 


(a)  Nel  Real  Museo  di  rollici,  stanza  seconda, 
muro  secondo,  N.  ccccxxxiii  ,  si  veggono  due  papiri 
avvolti  da  cui  pendono   i  titoli  nel  descritto  modo. 


(  f«) 

Questo  mei  odo  di  svolgere  ed  avvolgere  , 
leggendo  il  volume  ,  si  pratica  anche  oggi 
dagli  Ebrei.  Così  lasciandosi  il  volume  nel 
mezzo  della  lettura,  nel  ripigliarlo,  si  conosce 
lìn  dove  si  è  letto  ,  oppure  il  punto  che  si 
vuol   rileggere. 

c^  Papiro  tagliato  per  lungo  (  pag.  45.  ) 

f.  Uno  de"  midolli  (  pag.  42  )  B.  u. 

Dall' osservare  l'originale  indicato _,  non  che 
il  disegno,  si  comprende  chiarissimo  come  ta- 
gliando il  papiro  per  lungo  fino  ad  un  detcr- 
minato numero  di  pagine  ,  ne  rimaneva  nel 
centro  una  porzione  intatta.  Questa  è  quella  che 
nell''  officina  si  conosce  col  nome  di  midollo. 

g.  Il  presente  rotolo  è  uno  degl'  impie- 
triti (  pag.  4g.   ) 

h.  Scorza  (  pag.  41   )  S-  t.  t. 

i.  Papiro  latino.  Essi  sono  più.  voluminosi , 
di  quegli  scritti  in  greco,  non  per  questo  con- 
tengono più  caratteri.  Questi  sono  più  grandi 
de'  soliti  greci  (  Ved.  Tav.  II.  d.  )  ed  il  pa- 
piro anch"  esso  è  preparalo  diversamente  ,  e 
quindi  più  doppio. 

h.  Uno  de'  papiri ,  il  di  cui  umhilico  può 
distintamente  osservarsi.  Per  quello  che  si  può 
discernere  con  gli  occhi ,  sembra  che  fosse  un 


(%) 

Lasioncello  di  sambuco.  Darebbe  ancbc  a  sospet- 
tare che  fosse  una  specie  di  canna.  Si  sono 
incontrati  nello  svolgere  i  papiri  Ercolanesi 
degli  umbilichi  di  semplice  legno  senz' alcun 
voto  nell'  interno,  o  indizio  di  midollo,  come 
osservasi  nel  presente.  Negli  estremi  di  questi 
umbilichi  ficcavasi  un  pezzetto  di  corno  _,  al 
quale  erano  attaccati  i  tasselli:  quindi  gli  an- 
zidetti estremi  furono  chiamati  cornua. 

l.  In  questo  cassettino  si  conserva  una  quasi 
intera  tavoletta  carbonizzata  che  dopo  ince- 
rata ,   serviva  per    iscriverci  con  lo  stile. 

m.  Frammenti  di  altri  simili  tavolette. 

n.  Alcuni  calamai  ed  un  penna] nolo  di  quei 
rinvenuti  in  Ercolano. 

o.  Antico  piattino  di  vetro  nel  quale  si  con- 
servano resti  di  papiri  Pompejani. 

Osservate  di  grazia  con  attenzione  questo 
mucchio  di  cenere,  e  sappiate  che  nello  stesso 
stato  si  sono  rinvenuti ,  e  si  disotterrano  gior- 
nalmente i  papiri  in  Pompei.  E  poi  !  Dob- 
biamo con  ammirazione  leggere  scritto  sì  dai 
nostri  come  dagli  esteri ,  parlandosi  di  papiri 
svolti  e  da  svolgersi ,    Papiri  dì  Pompei  ìli 

p.  Cassettino  con  resti  dell'  armadio  di  legno 
carbonizzato  appartenente  ali'  antica  biblioteca. 


(70) 

E  osservabile  una  porzione  di  piccola  asta 
perfettamente  cilindrica.  Chi  sa  non  fosse  stata 
una  delle  colonnette  da  servire  o  adornare 
r  armadio?  Volendolo  sospettare  per  un  um- 
bilico,  sarebbe  di  legno,  e  di  quei  molto  grandi. 

q.  Contiene  questo  cassettino  due  pezzi  di 
papiro  modernamente  fatto  dal  Cav.  Landolina 
di  Siracusa  della  stessa  pianta  di  papiro  ,  e 
seguendo  lo  stesso  metodo  usato  dagli  anti- 
chi. Essi  furono  diretti  al  cbariss.  Francesco 
Lavega  allora  direttore  degli  scavi ,  e  custode 
del  Real  Museo  di  Portici  (a). 

Un  altro  pezzo  di  papiro  di  altra  specie 
anche  inviata  al  lodato  Accademico  ,  su  del 
quale  si  legge  quanto  siegue  ,  secondo  la  tra- 
duzione dell'  originale  spagnuolo  che  1'  ac- 
compagna. 

//    Governatore   del   Juccuman    ha   rltro- 


(a)  Il  Cavaliere  Landolina  nel  1780  formò  de' papiri 
che  hanno  una  grandissima  rassomiglianza  eoa  gli 
antichi  j  sia  rinvenuti  in  l-gitto ,  sia  in  Ercolano.  Ac- 
compagnò la  5ua  scovcrta  con  una  dotta  dissertazione^ 
illustrando  pralicamenle  ciocche  gli  antichi  ne  hanno 
lasciato  scritto  ,  e  specialmente  il  trailo  di  Plinio  su 
questo  articolo. 


(71  ) 
vafo  ne' paesi  del  gran  Giacco  una  specie 
di  alberi ,  tutto  il  di  cui  interiore  è  di  questa 
specie  di  scorza  dalla  quale  si  possono  ca- 
ttare ,  usando  molta  attenzione  fogli  della 
grandezza  di  quelli  della  nostra  carta ,  ma 
senza  diligenza  solo  potran  cavarsi  come 
di  un  mezzo  foglio.  V^e  lo  mando  per  una 
Quriosità.  Madrid  /a  Luglio  'j4' 

r.  Fra  i  diversi  pezzi  e  frammenti  di  osso 
clie  si  osservano  in  questo  scatolino  ,  sono 
interessanti  alenili  di  %ura  rettangola  Lis- 
lunga  ,  e  terminanti  con  un  occliieito.  Per 
questo  buco  passava  un  piccolo  asse  di  ridallo 
clic  serviva  per  fermarne  diversi  insieme.  Queste 
lami])ette  riunite  avevano  lo  stesso  uso  di  quelle 
4i  avorio ,  le  quali  oggi  al  numero  di  sette ,  e 
jicllo  stesso  modo  attaccate ,  formano  quei  li- 
bretti conosciuti  col  nome  di  Memorandum. 
In  questi  moderni  vi  sono  scritti  in  caratteri 
fissi  i  sette  giorni  della  settimana ,  ed  i  ricordi 
yi  si  segnano  col  piombino.  Gli  anticlii  vi  scri- 
vevano i  loro  col  minio>  E  l'uno  e  l'altro 
scritto  si  cancella  volentieri ,  ed  il  libriccino 
rimane  sempre  atto  a  novella  scrittura.  Niente 
è  nuovo  nel  mondo. 

È    osservabile   il   pezzo    di  forma  quadrali- 


(70 
golare ,  attintala  di  turchino  che  dà  al  verde. 
Questo  utensile  serviva  per  cassare  tutto  in- 
tero (a)  il  già  scritto  con  lo  stile  sulle  tavo- 
lette incerate.  Operazione  che  facevasi  facil- 
mente passando  il  lato  lungo  del  presente 
strumento  su  i  caratteri  incisi  sulla  cera.  Con 
questo  metodo  la  cera  distendevasi  e  pene- 
trando nei  cavi  fattivi  dalla  punta  dura  ,  si 
levigava  di  bel  nuovo ,  e  rendevasi  atta  a 
novella  scrittura. 

s.  Avvi  in  questo  scatolino  una  laminetta  di 
argento  delia  lunghezza  di  circa  once  i5  ed 
alta  3,  avvolta  come  se  fosse  un  papiro.  I 
frammenti  di  altre  laminette  dello  stesso  me- 
tallo, ma  perfettamente  piane,  che  si  veggono 
accosto  all'  anzidetta  avvolta  ,  ed  i  caratteri 
che  in  quelli  si  leggono  incisi ,  ci  spingono 
a  congetturarne  1'  uso..  Sarebbe  forse  destinata 
per  essere  divisa  in  pezzi  per  iscriverci ,  ed 
indi  fissarli  a  qualche  arnese?  Chi  sa  se  non 
fosse  servita  per  etichette  da  collocarsi  in  fronte 
degli  stessi  armadii  ? 


(a)  Per  le  cassature  parziali  si  usava  la  punta  con- 
vessa dello  stile.  Se  uè  conservano  due  in  (juesla 
medesima  scatoletta. 


.    (75) 

Lettera  B. 

tt.  Scorze.  Vedi  A.  lett.  li. 
u.  Midollo  delle  anzidette.  A.  lett.  f. 
V.  Gassettino  per  conservare,  o  trasportare  i 
papiri. 

X.  Volumi  affasciati.  A.  lett.  ce. 
y.  Papiro  avvolto  dai  due  estremi.  A  lett.  d. 
z.  Detto  (  pag.  67.  ) 

Lettera   C. 

1.  2.  3.  Macchinette  per  lo  svolgimento  dei 
papiri,  (  pag.  23  e  segu.  )  La  diversità  della 
tinta  de'numeri  2  e  5  si  è  usata  per  imitare 
quella  de'  papiri  Ercolanesi  che  suol  essere 
più  o  meno  nera  come  diremo.  Le  lineette  che 
osservansi  fra  le  lacune  di  questi  due  papiri, 
rappresentano  i  diversi  pezzetti  di  pelle  bat- 
tiloro che  i  diligenti  artisti  frappongono  nelle 
mancanze  interne  del  volume  per  sostenere  le 
pagine  superstiti. 

4.  Viti  le  quali  servono  por  abbassare  il 
papiro  in  caso  che  la  parte  svolta  fosse  giunla 
alla  estremità  superiore  della  cassa  ,  nella  (|ualc 


(  74  ) 
è  rinchiusa  la  maccliina ,  e  lo  svolgitore  avesse 
bisogno   di  questo   movimento  per  distaccarne 
qualche   linea   di  piìi. 

5.  Pezzo  di  grossa  carta  che  sostiene  il  cot- 
tone su  del  quale  in  parte  poggia  il   rotolo. 

6.  Nastri  dai  quali  è  sostenuto  il  volume, 
acciò  sospeso  rimanga  sempre  nella  posizione,^^ 
nella  quale  è  situato  dagli  svolgitori  secondo 
il  bisogno  lo  richiede, 

7.  FiLa  che  si  attaccano  alla  pelle  battiloro 
per  sostenere  in  alto  la  parte  svolta  del  papiro. 

Tavola  IL 

Non  è  piccolo  il  numero  di  quei  che  o, 
scrivendo,  o  parlando,  si  sono  arbitrati  di  tac- 
ciare ahncno  d' inutilità  la  cura  che  i  nostri 
Sovrani  si  han  data,  e  tutt''ora  si  danno  per 
lo  svolgimento  de' papiri  Ercolanesi.  Essi  han 
ragione  di  farlo,  giacche  i  dotti, ,  e  gli  amatori 
delPumano  sapere  accusano  dal  canto  loro  d' in- 
utilità le  intense  occupazioni ,  alle  quali  tali 
sparlatori  sono  tutto  giorno  occupati. 

Pei  veri  e  giusti  estimatori  delle  cognizioni 
umane  sono  soggetti  d' importanza. 

Il  vedere  esistenti  dopo  tanti  secoli  le  opere,. 


(  75) 
e  forse  aiiclie  gli  originali]  (a)  de'  dotti  che  ci 
kan  preceduti. 

Il  leggere  in  essi ,  come  si  pensava  da  alcuni 
sulle  stesse  materie,  su  delle  quali  si  pensa  e 
si  scrìve  anche  adesso  (b). 


(a)  Le  correzioni,  e  le  cassature  che  si  osservano 
in  alcuni  papiri  ce  lo  fanno  sospettare.  Oltre  a  ciò 
tutti  i  papiri  sono  scritti  da  un  sol  lato,  avvene  però 
nell'officina  un  solo^  il  quale  in  parie  è  scritto  da 
amendue  le  facce.  Terminata  la  lunghezza  del  volume 
tutto  scritto  dall'  autore  ,  e  non  avendo  esaurita  la 
Btialeria  ,  1'  ha  proseguita  ,  scrivendoci  nella  parte  op- 
posta altre  tre  pagine.  Questo  fa  supporre  l' originalità 
dell'  opera  ,  non  essendo  presumibile  che  un  copista 
non  avesse  avuto  presente  la  lunghezza  del  lavoro 
prima   di  destinare   il  papiro  da   impiegarci. 

(b)  A.  torlo  si  lagnano  alcuni  di  non  esservisi  rin- 
venuta qualche  materia  interessante,  com' essi  dicono. 
Non  è  forse  bastamela  novità  delle  opere ^  e  de' trattati 
fin'  ora  rinvenutivi  ,  giacche  niente  era  noto  di  tutto 
quello  che  vi  si  è  letto  fino  a  questo  momento  ?  I 
dotti  però  credono  piucchè  stimabile  quello  finora 
scovcrto.  Sappiano  gli  amatori  della  mitologia  che  in 
uno  de' papiri  attualmente  fra  le  mani  degl'interpreti 
vi  si  legge,  come  alcuni  stimavano  Agamennone  essere 
r  Etere,  Achille  il  Sole,  Elcna  la  Terra,  Paride 
l'Aria  ,    Ettore    la    Luna  ,    e   gli   altri  personaggi  con 


(  76  ) 

Lo  sperare  guardando  ognuna  di  quei  volumi 
che  nascondesse  nelle  sue  viscere  qualche  opera 
delle  tante  perdute  per  le  vicende  de'  tempi , 
e  sempre  desiderate  dai  dotti. 

L' immaginare  che  in  questo ,  o  in  quest^al- 
tro  volume  s'  incontrasse  qualche  nuova  ed 
utile  scoverta  pei  hisegni  della  vita. 

Il  sorprendere  sul  fatto  un  vasto  campo  di 
antica  paleografia  (a),  e  lo  sperare  di  vederlo 
sempre  più  esteso ,  proseguendosi  lo  svolgi- 
mento  de' papiri. 

Dal  piccolissimo  saggio  conveniente  ad  una 
semplice  guida  che  si  dà  nella  presente  tavola, 
si  potrà  comprendere  quale  e  quanto  materiale 


simile  analogia.  Olire  a  ciò  è  giusto  ricordarsi  che 
non  si  iraUa  in  questa  raccolta  ,  se  non  di  mìseri 
avanzi  di  una  privata  biblioteca  di  un  filosofo  epicureo, 
e  clic  esisteva  in  un  casino  di  campagna.  In  questi 
resti  della  sua  privata  collezione  sì  sono  naturalmente 
incontrate  opere  di  quella  scuola.  È  anche  rimarche- 
vole che  un  solo  papiro  di  Crisippo  in  opposizione 
dell'indicato  sistema  siavisi  ririvenuto. 

(a)  È  degno  di  osservazione  come  fra  ì  tanti  papiri 
svolti  dilhcilmcnte  si  rinvengono  due,  i  di  cui  carat- 
teri   non   abbiano  delle  varietà  fra  di  loro. 


(77  ) 
su   questo    articolo    è    ancora  racchiuso   nella 
Real  Collezione  unica  al  mondo  (a). 

a.  Alfabeto  ricavato  dal  papiro  N.*'  goi2 , 
senza  titolo. 

b.  Detto  N.°  1014  j   di  Demetrio, 
e.  Detto  N."  i52,  di  Filodemo. 

d.  Detto  N.*'  1475',  Frammento  latino  senza 
titolo. 

e.  Sigle  finora  rinvenute  nel  papiro  n.°  162 
e  iSy  eccetto  la  seconda  e  le  ultime  tre,  che 
sono  semplici  lettere.  Questo  papiro  ha  due 
numerazioni,  essendo  uno  di  quegli  svolti  in 
diversi  tempi.  Dopo  anni  capitò  sotto  allo 
svolgimento  la  sua  parte  superiore,  che  svolta 
si   riconobbe  appartenere   al  già  disegnato. 

f.  Cifre  che  per  lo  più  incontransi  al' a  fine 
dello  scritto.  Come  esse  sogliono  essere  quasi 
le  medesime  nelle  opere  dello  stesso  autore  , 
così  ho  creduto  interessante  darne  V  esatto 
disegno,   acciò  i  dotti  se  ne  possano  occupare 


(a)  Le  laboriosissime  inU'aprese  del  Mabbillon  ,  e 
l'opera.  Paleographia  veteniin  exposita,  e l  illustrala  ab 
Ulrico  Friderico  Kopp.  Hasso  Casselano  M^umlieinii 
iStiy  ,  non  saranno  mai  lodate  abbastanza  ;  ma  vi  ri- 
mane ancor  molto  da  fare. 


(  7«  ) 
per    rintracciarne    il    significato ,    se   si    pui>  5 
1.°  di  Filodcm 
2."  di  Epicuro. 
5.°  di  Demetrio. 
4.°  d' ignoto  autoi'e. 

Tavola    III. 

Per  dare  una  esatta  idea  del  come  si  ridu- 
cono, e  conservano  i  volumi  Ercolanesi  dopo 
svolti  anche  a  quei  che  non  gli  hanno  ocular- 
mente osservati  ,  ho  creduto  presentar  loro 
questo  fac  simile.  Esso  contiene  le  due  ultime 
colonne  ,  ed  il  titolo  del  papiro  di  Epicuro 
pubblicato  nel  secondo  volume  (a).  Nella  pa- 
gina 81  si  troverà  trasportato  in  carattere  greco 
minuscolo ,  non  che  tradotto  in  latino.  Il  ca- 
rattere nero  indica  desistente  nell'originale, 
ed  il  rosso  il  supplito.  Nella  citata  opera  se- 
guono i  comenti  del  tutto. 

Nel  colorire  questo  frammento  si  è  creduto 
opportuno  darci  la  tinta  la  più  comune  de'  j)a- 
piri  Ereolanesi.  Ben  pochi  sono  o  di  un  nero 


(a)  L'originale    si   conserva    nel  Museo   di  Londra. 
[Vedi  pag.  53. 


(79) 
più  forte,   o   dando  un  poco   al   colore    cono- 
sciuto   col    nome    di  Fuligine  ,    ed   alcuni   al 
Castagno. 

a.  Questo  pezzetto  che  vedesi  al  suo  luogo, 
ma  distaccato  dal  resto  del  papiro ,  lo  è  per 
effetto  di  una  delle  tante  difficoltà  dello  svol- 
gimento. (  Vedi  pag.  23.  )  Lo  svolgitore  non 
avendo  potuto  distaccare  col  resto  della  pagina 
il  piccolo  frammento,  l'ha  ivi  lasciato;  giunto 
poi  al  punto  dove  era  rimasto  il  pezzetto  , 
l' ha  distaccato  solo ,  ed  indi  l' ha  rimesso  al 
suo  primiero  luogo ,  dove  ora  si  vede. 

b.  Lacune  cagionate  dal  non  essersi  potuto 
in  alcuni  tratti  distaccare  l' intera  doppiezza 
del  foglio  del  papiro.  Quindi  la  sua  parte 
esterna  si  è  divisa  dalla  interna ,  nella  quale 
vi  erano  i  caratteri  (a)  e  perciò  nello  svol- 
gerlo si  è  distaccato  il  solo  pezzo  di  papiro 
privo  delle  lettere.  Queste  rimaste  sul  foglio 
che  gli  era  sottoposto  ,  non  possono  in  nes- 
sun  modo  essere  salvate  ,  atteso  la  impercetti- 


(a)  Questo  si  comprende  facilmente  ricordandosi  che 
i  volumi  componevansi  con  diversi  pezzi  di  papiro 
celiali  anche  gli  uni  su  gli  altri.  (  Vedi  pag.  17.       )• 


(80) 
bilità  dello  sfoglio  del  papiro  a  cui  sono  esse 
rimaste  attaccate. 

e.  Lacuna  cagionata  dalla  mancanza  del  pa- 
piro da  noi  delta  tarla ,  (  pag.    29.  ) 

d.  Mancanze  che  s'incontrano  in  alcuni  punti 
del  volume ,  ne'  quali  La  sofferto  per  effetto 
delle  antiche  piegature  più  o  meno  compresse. 


(8i  ) 
G  0  L  U  M  N  A      X. 


Tt;  rov   rpoito  ,j  tv)5 

v]   òvvarov  oc.  vtoi5 
v*jip%s!v  ovr  Hr.   •   Asi 
o'jv  ,    àjifSf)  aip-f]  y  a.  , 

lo      re  fi  (So;   yiyovs  va: 

Of;tOVOpll(XV     '/][>.  tv 

yjtp   r  «  cwvr  oy.yv 

G  O  L  U  M 


. .  .    per  illorum   concie- 

tiones,  nisi  quis  dissolulio- 

nis  modurn^  de  quo  dixi- 

mus  ,  possibilcm  ipsis  esse   GAP.  Iv. 

Couclusio. 
demonslrct.  ^  Oportet  igi- 

tur,  ut  dìxìj  perspiciatnus, 

etiain    in    hoc  genere  non 

defuissc  oeconomiam  :    est 

cnim  via  compendiaria  ad 

cognoscendum ,    quae  cir- 

cumstant 


&f\-A.SV     (/.'KOXÙ.iirS- 

6«t  j   v.xi   eri   ras  ^o   xs 
oivv'n'ap^'krirovs   rois 
raxc3i  i>  /.s'itrYiad  ^t;- 
5        Tflc  5'  ocjjfjiorroyr*   ^o^- 
^vis  ro->roi3  p^O  '-^ 
yjcì    £y   rais  (Asrjc 


N  A      Xi. 

. . .  evenit ,  ut  effician- 
tur ,  &  insuper  motioncs 
celerìtatc  insuperabiles  adi- 
piscantur  .  Quae  autem 
istis  consequenter  dicenda 
sunt ,  in  scquentibus  edis- 
seremus. 


(82    ) 

GUIDA  PER  L'OFFICINA  DE' PAPIRI. 


Il  non  aversi  una  giusta  idea  della  varietà 
e  quantità  de'  tesori  die  contengonsi  nella  bella 
Napoli  ,  spesso  è  cagione  di  angustia  a  non 
pochi  viaggiatori.  Eglino  partendo  dalla  pro- 
pria patria  ,  si  formano  l' itinerario  del  loro 
viaggio  ,  ed  in  esso  accordano  più  o  meno 
giorni  alla  dimora  in  Napoli ,  credendoli  ba- 
stanti per  ben  goderla  ,  ed  esaminarla.  Ma 
giunti  in  questa  capitale,  son  forzali  di  rico- 
noscer F  errore. 

L'amenità  del  clima,  la  molliplicità  degli 
oggetti  ,  non  che  F  unicità  di  alcuni  di  essi 
cercano  mesi  da  una  banda ,  nel  mentre  F  e- 
poca  fissata  pel  ripatriamento  appena  accorda 
loro  pochi  giorni  dall'  altra. 

Quindi  volendo  io  essere  di  qualche  sollievo 
]>ena1iche  ad  una  tal  classe  di  esteri  (  che  non 
mancherà  certamente  nel  seguito  )  presento 
ad  essi  questa  brevissima  guida  delFolìicina 
de'  papiri. 

Nella  ipotesi  che  il  forestiere  possa  disporre 
del   suo    tempo,   si  consiglierà  bene  a  seguire 


(83  ) 

V  ordine  delle  stanze  ,  non  che  leggere  sopra 
luogo  gli  articoli  citati.  Ma  è  anche  in  sua 
libertà  incominciare  dalla  terza  stanza,  senza 
che  questo  sistema  cagioni  il  menomo  disguido 
nell' esaminare  con  ordine  e  minutamente  l' in- 
tera ollicina.  Indi  potrà  riserbarsi  a  suo  comodo 
la  lettura  del  resto  dell' opuscolo- 
In  questa  ipotesi  potrà  tenere  il  seguente 
sistema.  Il  curioso  si  porterà  direttamente  nella 
terza  stanza ,  ed  incomincerà  dall'  osservare 
P  armadio  grande  a  sinistra  di  chi  entra,  e 
con  la  tavola  prima  A  ^  B  alla  mano  (  ved. 
pag.  66  )  ne  osserverà  gli  oggetti  indicati  con 
le  lettere  corrispondenti  ai  medesimi,  non  che 
al   loro  sito  ncll'  armadio. 

Indi  passerà  ad  esaminare ,  nella  medesima 
stanza ,  il  metodo  pratico  dello  svolgimento 
de^  volumi.  Quei  garhatissimi  svolgilori  gli  fa- 
ranno minutamente  osservare  il  metodo  col 
quale  danno  novella  vita  ai  semi  -  perduti 
papiri.  Darà  in  questa  occasione  una  occhiata 
alla  medesima  Tav.  I.  G.  per  meglio  ritenere 
a  memoria  la  difficile  operazione  che  osserva. 
Dopo  ciò  gli  saranno  aperti  i  volumi  dei 
papiri  già  pubblicati  ,  per  comprendere  an- 
che  a  colpo   d'  occhio   la    gran   difficoltà   del 


(84) 

lavoro.    Ne    osserverà   un   saggio   nella  spiega- 
zione della   Tav.  III.    (  ved.  pag.   78.  ) 

Finalmente  se  il  curioso  sarà  pressato  dal 
tempo,  darà  una  semplice  occhiata  al  rima- 
nente dell' officina ,  riserbandosi  a  suo  Lell'agio 
il  leggere  1"  opuscolo ,   come  dissi. 

Stanza  Prima. 

Ne'  quattro  armadi!  vi  si  conservano  papiri 
svolti,  ed  attaccati  parzialmente  sulle  tavolette. 
1  trenta  quadretti  sospesi  d' intorno  alle  mura 
racchiudono  quattro  papiri  già  svolti.  Un 
frammento  latino  pubblicato  nel  secondo  vo- 
lume. Due  di  Epicuro  intorno  alla  natura  , 
ed  il  quarto  sulF  ira  d'  ignoto  autore. 

Il  gran  quadro  che  si  vede  attaccato  al  muro 
a  dritta  di  chi  entra,  è  uno  de' tanti  lavori 
che  ci  attestano  la  diligenza  e  talento  del 
P.  Piaggio  anche  nel  genere  di  Calligrafia  (a). 


(a)  In  genere  di  lavori  meccanici,  questo  ecclesia- 
stico poteva  considerarsi  come  un  genio  del  suo  secolo. 
Vedi  Indirizzo  per  la  lettura  greca  dalle  sue  oscurità 
rischiarata  dal  eh.    Gennaro   Xysti  pag.  170. 


I 


(85) 

Contiene  una  lettera  di  congratulazione  all'Im- 
peratore Osman  scritta  nel  17 55. 

Stanza  Seconda. 

Altri  quattro  armaclii  destinati  al  descritto 
uso.  ISe'16  quadretti  che  adornano  le  pareti, 
vi  si  osserva  un  papiro  di  Filodemo  sulla  ret- 
torica.  In  questa  medesima  stanza  vi  sono  parte 
degP  impiegati  che  si  occupano  a  disegnare 
ed  incidere  papiri  già  svolti. 

Stanza   Terza. 

Anche  questa  stanza  contiene  quattro  armadii 
della  stessa  forma  dei  precedenti.  In  uno  di 
essi  si  conservano  i  disegni  de'  pa]3Ìri  già  in- 
cisi ,  in  un  altro  i  rami ,  e  negli  altri  due  le 
tavolette   coi    papiri  svolti  come  i  già  descritti. 

Ne'  58  quadretti  sospesi  alle  mura  vi  si  veg- 
gono riposti  sette  papiri  svolti.  Uno  creduto 
di  Metrodoro  sulle  sensazioni  :  Un  altro  di 
Polistrato  che  tratta  del  disprezzo  irragione- 
vole. Gli  altri  di  Filodemo  su  i  vizii  e  le 
opposte  virtù,    e  sulla   rcttorica. 

Al  muro  a  sinistra  di  chi  entra  vi  è  un  ar- 


(86) 

madio  grande.  Vedi  la  descrizione  della  Tav.  I. 
pag.  66. 

Neir  altro  che  gli  è  dirimpetto  vi  si  con- 
serva  il  resto  de^  volumi. 

In  questa  medesima  stanza  si  svolgono  i 
papiri. 

Stanza  Quarta. 

De'  cinque  armadii  che  osservansi  in  questa 
ultima  stanza  ,  quattro  conservano  le  solite 
tavolette  coi  pezzi  di  papiri  svolti ,  ed  il 
quinto  contiene  i  disegni  di  quelli  non  ancora 
incisi. 

Negli  otto  quadretti  che  adornano  le  mura 
avvi  il  volume  di  Filodemo  sugli  effetti  della 
musica.  Il  quadro  sospeso  di  prospetto  di  chi 
entra,  presenta  un  papiro  dello  stesso  autore 
sulla  rettorica  ,  disteso  in  tutta  la  sua  lun- 
ghezza di  palmi  tredici.  Non  vi  sorprenda  il 
vederlo  hen  diverso  dagli  altri  pezzi  di  papiro 
che   osservaste  ne'  precedenti  quadretti. 

Questo  è  uno  de' primi  svolti  dallo  stesso 
P.  Piaggio,  il  quale  per  dare  Pidea  della  forma 
del  volume  per  intero  lo  distese  sulla  tela  ,  e 
jie    nascose    le   lacune   con    attintarle  di  nero. 


(  87  ) 
Questo  sistema  non  si  è  continuato  ,  ma  al 
contrario  si  è  creduto  più  conveniente,  s\  pei 
disegnatori ,  come  per  gì'  interpreti  ,  il  divi- 
derli in  diversi  pezzi.  Non  solo  i  disegnatori, 
ma  benanche  gl'interpreti  hanno  bisogno  di 
adattare  le  pagine  a  diversi  lumi  ,  secondo 
le  circostanze ,  onde  leggerle  con  più  esattezza. 
Nello  stesso  tempo  è  più  piacevole  ed  interes- 
sante per  l' amatore  vedere  il  volume  origi- 
nalmente com'  è  riuscito  salvarlo  svolgendolo , 
ancorché  in  diversi  pezzi. 


FINE. 


INDICE    DE' TITOLI. 


Dove  e  come  furono  rinvenuti  i  papiri pag.  ii 

Alcune  notizie  generali  su  i  papiri  Ercolanesi. .    »  16 
Sistema  attuale  per  lo  svolgimento  ,    e  per  la  pub- 
blicazione de'  papiri »  21 

Metodo  dello  svolgimento^  e  delle  sue  diiEcoltà.  »  23 

11  principio  del  papiro  non  visibile »  28 

Le  mancanze  intermedie  del  papiro »  29 

La  quantità    della    colla    da    usarsi  nel!'  attac- 
care i  pezzetti   di  pelle  in  alcuni  punti  del 

papiro »  3o 

L'incontro  dell'incollatura  di  un  pezzo  del  pa- 
piro suir  altro ))  3l 

Dilucidazione  dello  stato  de' 1766   papiri   Ercola- 
nesi     »  35 

Papiri   interi )>  id^ 

Papiri  quasi  interi »  36 

Due  terzi , »  3/ 

Scorze »  41 

Papiri  su  cui  si  è  fatto  già  un  saggio )>  48 

Papiri  sperimentali  da  Lapira »  49 

Sperimentati  da  Davy »  5i 

Papiri  spedili  in  Inghilterra »  53 

Colonne  e  frammenti^-discgnali )>  04 

Papiri  svolli  col  titolo »  56 

Papiri    senza  titolo »  61 

Papiri  interpretati , »  G3 

Ncir  ulto  d' interpretarsi »  id. 


Stato  de'  1766  papiri  Ercolanesi „  g^ 

Spiegazione  delle  tavole „  qq 

Tavola  I „  ,-^ 

Tavola  li „  7^ 

Tavola  III „  ^g 

Guida  dell'  of&cina  de' papiri >,  82 


A  S.  E.  REVERENDISSIMA 

MONSIGNOR    COLANGELO, 

PRESIDENTE 

DELLA  PUBBLICA  ISTRUZIONE. 

Eccellenza  Reverendissima, 

Jl  Tipografo  Giovanni  Marlin  ,  desiderando  dare  alle 
slampe  l'opera  del  Sig.  Canonico  D.  Andrea  de  Jorio^ 
intitolata  Real  Museo  Borbonico  —  Officina  de' Papiri; 
la  prega  compiacersi  accordargli  un  Regio  Revisore 
all'  oggetto.  Così  supplica ,  e  spera  ec. 

Martin. 


u4  dì  2g  Ottobre  1820. 

PRESIDENZA   DELLA    GIUNTA 

PER 

LA    PUBBLICA    ISTRUZIONE. 

II  Regio  Revisore  Sig.  D.  Donato  Gigli  ,  avrà  la 
compiacenza  di  rivedere  1'  opera  soprascritta  ,  e  di 
osservare  se  vi  sia  cosa  contra  la  Religione  ,  ed  i 
diritti  della  Sovranità. 

//  Deputalo  per  la  Revisione  de*  Libri , 
Canonico  Francesco  Rossi. 


A  S.  E.  REVERENDISSIMA 

MONSIGNOR    COLANGELO, 

VESCOVO  DI  CASTELLAMMARE, 

r RESIDENTE  DELLA  GIUNTA  PER  LA  PUBBLICA 
ISTRUZIONE. 


L'opera  intitolata  Real  Museo  Borbonico  —  Oj/icma 
de' Papiri ,  descritta  dal  Canonico  D.  Andrea  de  Jouio, 
presenta  un  sommo  vantaggio  ed  una  guida  neces- 
saria^  specialmente  a'  forestieri,  per  osservare  con  ordine 
e  con  provvisione  di  opportune  notizie  i  monumenti 
più.  preziosi  del  nostro  tesoro  antiquario.  Perciò  non 
contenendo  alcuna  offesa  alla  Religione  ,  o  a'  diritti 
della  Sovranità  j  son  di  parere  che  se  ne  possa  per- 
mettere la  pubblicazione  per  le  stampe. 
Napoli  3  Novembre  i825. 


Il  Regio   Revisore, 
Donato  Gigli, 


Ncipoli  5  Novembre  i825. 

PRESIDENZA    DELLA    GIUNTA 

PER 

LA    PUBBLICA    ISTRUZIONE. 


Alisia  la  dimanda  del  Tipografo  Giovanni  Martin , 
con  la  quale  chiede  di  volere  stampare  l' opera  intito- 
lata Real  Museo  Borbonico  —  Ojficicina  de' Papiri 
del  Signor  Canonico  D.  Andrea  de  Jorio  ; 

Visto  il  favorevole  parere  del  Regio  R.evìsore  il 
Signor  D.  Donato  Gigli  ; 

Si  permette  ,  che  l' indicata  opera  si  stampi  ;  però 
non  si  pubblichi  senza  un  secondo  permesso ,  che  non 
si  darà,  se  prima  lo  stesso  Regio  Revisore  non  avrà 
attestato  di  aver  riconosciuto  nel  confronto  uniforme 
la  impressione  all'  originale  approvato. 


Il  Presidente , 
Monsignor     COL  ANGELO, 

IL  Segretario  Oenerale  e  Merìihro  della  Giunta 

LORETO     APRUZZESE. 


GUIDE 


POUR   LE 


CABINET   DES   PAPYRUS. 


JjEAucoup  d'étrangers  oiu  eu  soiivent  à 
regretter  de  ne  pas  s'étre  forme  une  juste  ide'c 
de  la  quanlité  et  de  la  varie'té  des  trésors  que 
contient  la  ville  de  Naples.  En  quittaiit  leurs 
pays,  ils  tracent  d'avance  Fitine'raire  de  leur 
voyage,  et  n'accordent  que  peu  de  joiirs  à  la 
Capitale  des  Deux-Siciles  ;  mais  arrivés  dans 
cette  ville  ,  ils  ne  lardcnt  pas  h  reconnaltre 
l'erreur  qu'ils  ont  commise. 

L'amenité  du  climat ,  la  multiplicité  des 
ol)jets  de  curiosité  parmi  lesquels  il  s'en 
trouve  beaucoup  d'uniques,  Ics  engagent  d'un 
còte  à  prolonger  leur  séjour  pendant  plusieurs 
mois  ;  tandis  que  de  l'autre  ,  l'epoque  fixée 
pour  leur  retour  ,  leur  permet  à  peine  une 
residence   de  quelques  journécs. 

C'cst  donc  dans  le  de'sir  d'étre  de  quelque 
ulilitc  à  cctt^  classe  d^ctrangers  qi;ì  par  la  suite 

7. 


(  94) 

se  trouveronl  néccssairement  dans  cetie  posi- 
tlon,  qiie  jc  leur  presente  le  guide  rapide  du 
cabinet  des  Papyrus. 

Si  l'étranger  en  a  le  temps  ,  il  fera  bien 
de  suivre  l'ordre  des  salles  et  de  lire  sur  les 
lieux  les  articles  cite's  ;  mais  néanmoins  il  est 
libre  de  commencer  par  la  troisième  salle,  sans 
que  cela  appone  aucun  dcrangement  dans 
Texamen  qu'il  se  propose  de  faire. 

Il  pourra  remettre  ensuite  à  un  temps  plus 
opportun  la  lecture  du  reste  de  ce  petit 
ouvrage. 

Dans  ce  cas  il  pourra  adopter  la  marche 
suivante.  Il  devra  se  rendre  directement  dans 
la  troisième  salle  et  commencera  à  examiner 
la  grande  armoire  placée  h.  gauche  en  entrant, 
et  tenant  a  la  main  la  planche  I.  A.  B.  (  Voyez 
page  66  ),  il  observera  au  moyen  des  lettres 
correspondantes  à  leur  position  dans  l'armoire, 
les  objets  qui  s'y  trouyent  placés. 

Il  s'occuperà  ensuite  d'examiner  dans  la 
meme  salle  la  manière  dont  on  de'roule  les 
Volumen.  Ceux  qui  se  livrent  à  ce  travail,  lui 
feront  connaltre  avec  beaucoup  d'obligeance  les 
procédés  au  moyen  desquels  ils  donnent  une 
nouvelle  existence  à  ces  Papyrus  presque  per- 


(  9^  ) 
dus.  Il  devra  en  méme-tcmps  jeier  un   coup- 
d'oeil  sur  la  Table  I.  C.  afin  de  mieux  graver 
dans  sa  mémoire  ces  opérations  difficiles. 

Ou  lui  fera  examiner  ensuite  les  volumes 
des  Papyrus  dejà  publiés ,  pour  qu'il  puisse 
avoir  une  idée  de  la  difficultc  du  travail:  la 
pianelle  III  lui  en  offrirà  un  modèle.  (  Vojcz 
page  78.  ) 

Enfin,  si  l'on  est  presse  par  le  temps,  on 
donnera  un  simple  coup-d'ceil  au  reste  du  cabi- 
net ,  en  remettant ,  comme  je  l'ai  dit  plus  liaut, 
la  lecture  de  cet  opuscule  à  un  moment  plus 
opportun. 

PREMIÈRE    SALLE. 

Dans  les  quatre  armoircs  on  conserve  dcs 
Papyrus  déroulés  et  attachés  partiellement  sur 
de  petites  planches.  Les  trente  cadres  sus- 
pendus  autour  des  murs  renferment  quatre 
Papyrus  de'jh  déroulés.  —  1.°  Un  fragment 
latin  public  dans  le  second  volume,  a."  Deux 
volumes  d'Epicure  sur  la  Nature,  et  un  qua- 
trième  d^un  auteur  inconnu  sur  la  colere. 

Le  grand  cadre  qui  est  attaché  au  niur  à 
droite    en    entrant,    offre    vin   de  ces  travaux 


(9^  ) 
fruits    du    taicnt    et    de   la    persévérancc   du 
P.  Piaggio,  calligraplie  distingue  (i);  il  con- 
tient  une  lettre  de  congratulation  à  Peni^pereur 
Otliman  écrite  en  17  53. 

SECONDE    SALLE. 

Xies  quatre  armoires  de  cette  salle  servent 
au  niéme  usa^e.  Dans  Ics  16  cadres  qui  sont 
placés  sur  les  nmrs,  on  rcmarquera  un  manus- 
crit  de  Pliylodème  sur  la  Rhétorique.  Il  y  a 
dans  cette  salle  des  employés  occupés  h  des- 
siner  et  à  graver  les  Papyrus  déjà  développés. 

TROISIÈME   SALLE. 

Cet  appartement  contient  aussi  quatre  ar- 
moires semLlaLles  aux  précédentes.  Dans  l'une 
d'entr'elles  on  conserve  les  dessins  des  Papyrus 
déjà  gravés:  dans  une  autre  sont  les  cuivres, 
et  dans  les  deux  autres  des  Papyrus  attachés 

(1)  Cet    ecclcsiastique    était    un    des    génies    de  son 
siede   pour  les  travaux  mécaniques.  Voyez  Indirizzo 
per  la  lettura  greca  dalle  sue  oscurità  rischiarala  dal 
eh.  Gennaro  Xysti,  pag.   170. 


(97  ) 
sur  d'V?s  laLTeites,  coiume  iious  l^avons  dcjà  dlt 
plus  haut. 

Les  5H  cadres  suspendus  aux  nmrailles  reii- 
ferment  sept  Papyrus  déroulés.  L'un  d'eux  traile 
dès  sensatiónsy  on  l'attrirbue  àMetrodorc;  l'au- 
tre  qui  est  du  à  Polystrate,  traile  daméprls 
déraisonjiable.  Les  derniers  qui  sani  diis  à 
Phylodème;^  traitent  des  vices  et  des  vertus 
opposées  et   de  la  rhélurique. 

Près  du  mur  h  gauche  eu  enlmnt,  se  irouvc 
une  grande  armoire. , 

Finanche  !"%    Leilre  A. 

Cctte  armoire  est  destinée  ?i  rcnfermer  tous 
lès  petils  olyjets  qui  ont  été  trouvés  dans  Its 
cxcavations  d'Hercuìanum  y  de  Pompei'  ci  de 
S  tabi  e- 

aaaa,  Les  volumes  sont  placés  dans  une 
position  hòrizontale  comme  les  placaient  les 
anciens;  il  arrivait  néanmoins  quelquefuis  que 
CCS  Yolumes  étaient  placés  d'une  autre  ma- 
nière ,  souvent  deLout  isolément  cu  cn  paquet. 

Si  le  désordi'e  ordinaire  des  biMiotlièques 
des  pcrsonnes  qui  lisent  liabituellement  ne 
suffisait   pas   pour   coniirmcr   celle  vérilc  ^    les 


(9») 
Papynis  trouvés  à  Herculanum  en  offriraient 
une  preuve  incontesiable. 

Il  y  en  a  Leaucoup,  principalement  ceux 
qui  ont  été  réunis  en  faisceau  A.  lettre  e.  qui 
oiit  éié  comprimés  perpendiculairement  de  Laut 
en  Las.  Cette  particularilé  n'a  pu  étre  que 
l'efìTct  d'un  corps  pesant  qui  a  dù  nécessaire- 
nient  les  afFaisser  ;  mais  ils  y  en  a  qui  sont  com- 
primés dans  le  sens  de  leur  longueur,  ce  qui 
prouve  qu'au  moment  où  ils  ont  été  ensevelis,, 
ils  se  irouvaient  dans  la  position  horizontale 
qui  leur  était  ordinaire  :  du  reste  ils  prenaient 
naturellement  cette  forme  _,  n'étant  pas  roulés 
d'une  manière  très-serrée,  ils  affectaient  une 
forme  ovale,  soit  qu'ils  restassent  isolés,  soit 
qu'ils  fussent  renfermés  dans  de  petites  caisses. 

On  devait  apercevoir  ensuite  les  étiquettes 
portant  le  titre  de  l'ouvrage.  (  Voyez  page  b^.  ) 
suspendues  au-dcssus  entre  les  deux  separa- 
tions  de  l'armoire  (a)  ou  attachées  de  manière 
h  couvrir  le  diamètre  da  rouleau  (  pag.  67.  ) 


(a)  On  voit  aii  Musce  Royal  de  Ponici  <lans  la 
seconde  salle,  au  second  mur,  n."  433  deux  Papyrus 
roulés  aux(juels  Ics  litrcs  soni  alluclics  do  celle  maniere. 


(  OD  ) 
h.  Papyrus   avec   sou  lìLre   écrii   à  Ja  panie 
exLerieure  (  page  5g.  ) 

ce.  Papyrus  réunis  en  falsceau  (  pag.  60  )  J?..r. 

d.  Papyrus  roulé  sur  Ini-méme  par  les  deux 
cxtrémilés  :  B.  y. 

Gct  usage  de  rouler  et  de  dérouler  pour 
lire  ,  subsiste  encore  pour  la  langue  liébrai- 
que  ;  ainsi  en  laissant  le  volume  au  milieu  de 
la  lecture,  on  retrouve  facilement  l'endroit  où 
Fon  en  est  reste ,  ou  bien  encore  le  point  quo 
l'on  voudrait  relire. 

e.  Papyrus  coupé  dans  le  sens  de  sa  lon- 
gueur  (  page  45.  ) 

f.  Partie  interne  d'un  rouleau  (  pag.  42  )  B.u. 

En  obsevvant  Poriginal  indiqué,  ainsi  que 
le  dessin  que  nous  en  avons  donne ,  il  est  facile 
de  comprendre  comment ,  en  ouvrant  les  Papy- 
rus cn  long,  et  en  enlevant  une  certaine  épais- 
seur  de  feuilles ,  on  trouvait  la  partie  centrale 
en  bon  état.  G'est  cette  partie  que  nous  con- 
naissons  dans  les  atelier  soiis  le  nom  tecbnique 
de  midollo. 

g.  Ce  rouleau  est  un  de  ceux  qui  out  subi 
une  pétrificalion  (  page  49.  ) 

h.  Écorce,  ou  partie  externe  d'un  rouleau 
dépouillé  comme  il  est  expliqué  (  pag.  41  )  B,t.t. 


(    100   ) 

i.  Papyrus  latin.  Ccs  Papyrus  sont  plus  vo- 
lumineux  que  ceux  écrits  en  grec,  mais  pour 
cela  ils  ne  còntiennent  pas  plus  de  caraclères^ 
tracés.  Ces  caractères  latins  étant  d'une  plus 
grande  dimension  que  les  caractère»  cursifs  grecs^ 
(  voyez  planche  II  d.  y  le  Papyrus  lui- ménie 
est  autrement  préparé,  et  a  plus  d'épaisseur. 

k.  Un  des  Papyrus  dont  on  peut  facilement 
reconnaìtre  à  la  vue  V ujnbilico  (corps  sur  lequel 
il  est  roulé.  )  II  paraìtrait  ou  que  c'élait  un 
tube  de  sureau,  ou  une  espèce  de  canne.  L'on 
a  rencontré  des  mandrins  de  bois  plein  et  sans 
indice  de  cavité  médullaire.  A  l'extrémité  de 
ces  mandrins  était  fixé  un  morceau  de  come, 
auquel  éiaient  atlacbés  les  tasselli  ;  les  extrc- 
mite's  des  rouleaux  sur  lesquels  se  roulèrent 
les  feuilles  des  Papyrus,  prirent  \e.s  noms  de 
cornes  ,    cornua. 

l.  Dans  ce  coffret  Se  conserve  une  tabìette 
presqu' enti  ère  et  carbonisee  qui,  revétue  de 
ciré ,  servait  à  écrire  à  l'aidc   d'un  style. 

7ìi.  Fragmens  de  semblablcs  tablettcs. 

71.  Quelques  écritoires  et  porte-pinccau  re- 
trouve's  à  Herculanum. 

o.  Ancien  })lat  de  verrc  dans  leqiiel  on  con- 
serve des  resles  de  Papyrus  de  Pompei". 


(  loi  ) 

Observcz ,  de  graco ,  ce  monceau  de  cendre,  et 
sachez  quo  ce  fut  dans  cet  état  qu'on  a  re- 
trouvé,  et  que  l'on  retrouve  chaque  jour  des 
Papyrus  de  Pompei'.  Et  ne  devons-nous  pas 
tomber  de  notre  haut  en  lisant  ce  mot  Papyrus 
de  Pompei!!!  employé  par  plusieurs  écrivains 
naiionaux  et  étrangers,  quand  il  s'agit  des  Pa- 
pyius  déroulés  ou  sur  le  point  d  éire  déroulés! 

p.  Petit  coffre  avec  des  restes  de  bois  carbo- 
iiisé,   de  la  bibliothèque  antique. 

L'ou  peut  observer  une  portion  d^une  petite 
lance  parfaitement  cylindrique;  qui  sait  si  elle 
ne  faisait  pas  partie  des  colonnes  servant  à 
l'ornement  de  l'armoire  !  Si  confété  un  rouleau 
à  Papyrus  il  serait  de  bois ,  et  des  plus  grands 
que  l'on  aie  vu, 

q,  Cettc  case  contient  deux  morceaux  de 
Papyrus ,  faits  par  le  chevalier  Landolina  ,  de 
Syracuse ,  de  la  moélle  de  la  piante  méme  da 
Papyrus ,  et  en  suivant  le  méme  procede  que 
les  anciens.  Ils  furent  adresse's  au  très-bono- 
rable  Francesco  Lavega  ,  alors  directeur  des 
fouilles  ,  et  conservateur  du  Muse'e  Royal  de^ 
Portici,  (a) 


(a)  Le  chevalier  Landolina  en  1780  forma  des  Papy- 


(    102    ) 

Un  autre  niorceau  de  Papynis ,  d'une  autre 
espòce  ,  envoyé  au  mème  accadémicien ,  sur- 
lequel  ou  lit  suivant  la  traduction  de  V  ori- 
ginai espagnol  qui  l'accompagne. 

Le  gouveineur  du  Yuccuman  a  trouvé  dans 
les  pays  du  grand  Ciacco  une  sorte  d'arbre 
dont  l'intérieur  présente  une  espòce  d'écorce , 
de  laquelle  on  pcut,  avec  beaucoup  d'attention, 
lirer  des  feuillcts  de  la  grandeur  de  notre 
papier,  et  avec  un  peu  plus  de  précipilation 
on  en  obtient  facilement  de  la  grandeur  de 
uos  demi-feuilles.  Je  vous  l'envoie  comme  un 
simple  objet  de  curiosite'.  Madrid  12  Juillet  j/^,. 

r.  Au  nombre  des  divers  morccaux  et  frag- 
mens  d'os  que  Fon  voit  dans  la  boite  corres- 
pondante  ,  Fon  en  remarque  de  quadrangu- 
laires  oblongs  planes ,  et  offrant  un  trou  à  leur 
extrcmité.  Dans  ce  petit  trou  Fon  passait  un 
petit  axe  de  metal  qui  servait  à  en  réunir 
plusieujs  ensemble. 

rus  f{ui  ont  une  grande  rcsscmbìancc  avec  ceux  trouve's 
en  Egjple  et  à  Ilerculanum;  il  accompagna  sa  décou- 
verte  d'une  savante  dissertation  ,  en  eclaircissant  ce 
que  les  anciens  eu  ont  dit  ,  et  particulièrement  le 
traile  de  Pliuc  sur   cotte  raatièrc. 


(  io3  ) 

Ces  fenillcs  d'os  ainsi  rcttnies  avaìeiit  le 
méme  usage  (jiie  Ics  feuilles  d'ivoire  aii  noiii- 
bre  de  sept  ,  qui  formcnt  ee  qn'on  appelle 
tablettes,  ou  agenda.  —  Ceux  moderncs  pre- 
seli fceiit  en  tptp  df  oliaque  fouille  le  noni  d'uiì 
des  jours  de  la  semaiiiej  et  les  nobes  sùnt  ccriles 
ali  crajon  de  plomL.  Les  anciens  écrivaient 
a.VGc  des  crayoas  de  minium.  Ces  caraclcres 
éerits  de  Pune  ou  de  l'autre  manière  s'effacent 
fasilement,  et  l'agenda  resie  net  pour  de  nou- 
velles  notes.  Qu'y  a-t-il  de  nouveau  en  ce 
monde  ? 

L^on  remarquera-  l'uslensile  de  forme  qua- 
drangulaire  de  Lronze  couvert  d\in  pdfÌ7ie  bleu- 
vcrdatre,  l'on  s'en  scrvait  pour  enacer  tonte 
une  taLlette  enduite  de  ciré,  (a)  procède  irés- 
simple.  La  ciré  ramenée  par  l'inslrument  dans 
les  creux  eflacait  les  caractères  que  la  pointe 
du  Stylus  avait  gravés,  et  la  surface  de  la 
taLletie  devenait  unie  et  propre  à  de  noij^'eaux 
caractères. 

s.  On  trouve  dans  cette  boite  une  lame  min- 


(a)  Peur  eSacer  des  partiés  de  pages  ,  ou  de  mots, 
on  se  servali  de  la  partìe  convexe  du  style,  On  cu 
voil  deux  de  cetlc  forme  daiis  la  mème  caisic. 


(    304    ) 

ce  d'argent  de  la  longueur  de  i5  onees,  haute 
de  3,  et  roule'e  comme  un  Papyrus.  Les  frag- 
mens  de  semLlables  lames  d'argent,  mais  pia- 
nes  que  l'on  voit  à  còte  de  la  lame  roulée,  et 
et  les  caractères  qui  y  sont  gravés  nous  por- 
tent  à  en  reclierclier  Fusage»  Etait-elle  destine'e 
a  étre  divisée  en  divers  compartimens ,  pour  re- 
cevoir  après  quelqu^inscription  et  servir  d'éti- 
quette  a  quelques  objets  ?  Peut  -  étre  méme 
pour  ces  sortes  d'index  à  piacer  sur  les  Liblio- 
ihèques. 

Lettre  B. 

tt.  Écorces  externes.  (  Voyez  A  lettre  h.  ) 

u.  Parties  internes  des  mémcs.  A  lettre  f. 

V.  Coffret  à  conserver  ou  transporter  les 
Papyrus. 

X.  \  olumes  en  faisceaux.  A  lettre  ce. 

y,  Papyrus  roulé  sur  lui-méme  par  les  deux 
extrémités.  A  lettre  d. 

z.  Le  meme.   (  Page  67.  ) 

Lettre  C. 
1.  2.  3.  Machines  pour  le  dcroulement  des 


(  io5  ) 
Papyrns.  (  Pag.  25  et  suiv.  )  la  diversité  de 
couleur  des  numéros  a  et  5  sert  à  imiter  celle 
des  Papyrus  d'Herculanum,  qui  peut  étre  plus 
ou  moins  iiolre.  Les  intervalles  line'aires  que 
l'on  observe  sur  l'étendue  de  ces  feuillels  de 
Papyrus  ,  représentent  les  morceaux  de  Lau- 
druche  que  les  artistes  placent  avec  adresse 
dans  les  vi  des  du  fcuillct  pour  en  soulenir 
les  pariies  suLsistantes. 

4.  Vis  qui  servent  a.  abaisser  le  Papyrus  en 
cas  que  la  partic  déroulée  étant  arrivée  à  la 
panie  supérieure  du  quadre  où  se  trouve  le 
ressort  qui  le  fait  montcr^  la  personne  employée 
à  ce  de'roulement  ait  bcsoiii  de  ce  mouvc- 
nient  pour  ob lenir  un  développement  de  quel- 
ques  lignes  do  plus. 

5.  Morceau  de  carton  qui  porte  le  lit  de 
coton  sur  lequel  cn  partic  pose  le  rou- 
leau. 

6.  Rubans  qui  souticnnent  le  volume,  afin 
qu^il  reste  toujouis  dans  la  position  dans  Ja- 
quelle  l'a  place  l'artiste,  comnie  le  demando 
le  besoin  du  travail. 

7.  Fils  qui  s'attachant  aux  lames  de  la  bau- 
druche,  soutiennent  ctcndiic  la  partic  dcvc- 
Joppce  du  Papyrus. 


(  io6  ) 

Planche    11/ 

Il  n'est  pas  rare  de  rencontrer  dcs  gens  qnf, 
soit  dans  des  écrits,  soit  dans  la  conversation, 
se  sont  permis  de  taxer  dlinutilité  le  soin  que 
Jios  Souveraiiis  se  sont  donnés  et  se  donnent , 
pour  le  déronlement  des  Papyrus  d'Ucrcula- 
num.  Ils  ont  raison  de  le  faire  ,  piiisque  de 
leur  coté  les  gens  instruits  et  les  apprécia- 
teurs  des  connaissances  liumaines,  se  permet- 
tent  à  leur  tour  d'accuser  de  futilité  les  pro- 
fondes  occupations  auxquelles  se  livrcnt  lous  Ics 
jours  de  tels  discouieurs. 

Pour  les  vrais  et  justes  admirateuTs  du  savoìr. 
ces  Papyrus  sont  des  oLjets  d'importance  ;  puis- 
qu'ils  nous  montrent  existant  depuis  tant  de 
siècles  les  eeuvres  et  peut-étre  les  textes  ori- 
ginaux  (a)  des  savans  qui  nous  ont  précéde's , 


(a)  Les  corrections  et  les  traits  effacc's  que  l'on  ob- 
serve  dans  plusieurs  Papyrus  nous  le  font  conjeclurer, 
bien  que  la  plupart  dcs  Papyrus  ne  soìeut  écrits  que 
dans  un  sens  ,  il  s'cn  trouve  pourtant  un  qui  est  écrit 
sur  les  deux  faces.  L^auteur  ayant  reuìpli  loule  la  lon- 
gueur    du   volume,    et    n'ctant  pas  arrivc  à  la  fin  de 


(  10?  ) 
et    qii'il    est  curieux  d'y   lire  de  quelle  ma- 
nière   Oli     pensait    alors   sur   des  matières  sur 
lesquelles    oii     raisoiine    et    l'on    écrit   encore 
aujourd'liui  (a). 


la  matière ,  il  Fa  poursulvie  en  écrivant  sur  le  revers 
iìvis  pages.  Cela  donne  à  croire  qua  l'ouvrage  était 
originai  ;  car  il  n'est  pas  à  prp'sumer  qu'un  copiste 
ti'eùt  pas  su  dcssiner  un  Papyrus  d'une  longueur  pro- 
portionnée  au  siijet  à   transcrire. 

(a)  C'est  à  tort  que  quelques  personnes  se  plaìgnent 
de   ce  que  ccs  travaux   n'ont  produil    aucune  matière 
intéressante.  Ainsi  s'expriment-ils:   n'est-elle    déjà  pas 
bien    satisfaìsante    la    nouveauté   des   ouvrages  et    des 
traite's   trouvés    jusqu'à    ce    jour ,     puisque    de  ce  qui 
s'est  reconnu  jusqu'à  présent,   rien  n'élait  encore  pu- 
l)lié.   Mais    les   savans    regardent  cornine   fort  recom- 
mendable   à  leurs  yeux,  ce   que   l'on  a  de'couvert  jus- 
qu'à cette  epoque.  Les  amateurs  de  Myllxologie  appren- 
dront  avcc  plaisir  qu'on  lit  dans  un  des  Papyrus  ac- 
tuellcment  entro  les  niains  des  intcrprètcs ,  que  quel- 
ques-uus    des   savans  de  ces  tenips  si  éloignés  de  nous, 
pensaient  qu'Agamemnon  fìit  l'Ellier,  Achille  le  Soleil, 
licione  la  Terre ,   Paris  l'Air ,  Hector  la  Lune ,  et  les 
autres   personnages  d'Homcre  ,    ainsi   allégoriques.    Ne 
doiL-on  pas  ajouier  de  plus  que  ce  recueil  de  Papyrus 
n'est  que  ce  qui  reste  d'une  petite  bibliotlièque  prive'e 
d'un  pliilosophe  cpicurìcn,  qu'jl  avait  dans  une  petite 


(  io8) 

.^joulez  à  cela  Pespoir  que  quelqu'un  de  ces 
volumes  ne  renferment  quelques-unes  de  ces 
productions  du  genie,  perdues  pour  nous  par  les 
malheurs  des  temps  ,  et  toujours  désirées  du 
monde  savant.  L'cspoir  aussi  doux  de  retrouver 
dana  tei  ou  lei  volume  quelque  nouvelle  et 
utile  de'couverte  pour  les  besoins  de  la  vie;  de 
surprendre  commc  sur  le  fait  un  vaste  champ 
de  Paléograpliie  (a) ,  et  l'espoir  fonde  de  le 
voir  s'agrandir  cliaque  jour  d'avantage  à  me- 
sure  que  Fon  développera  de  nouveauxPapyrus. 

Ce  que  nous  en  donnons  et  qui  est  suflìsant 
pour  un  Jivre  servant  de  simple  guide  aux 
curieux ,  il  sera  facile  de  comprcndre  quel 
grand  tre'sor  renferme  sur  cette  malière  cette 
collection  unique  au  monde  (b). 


maison  de  campagne.  Farmi  ces  restes ,  naturellement 
on  a  trouve'  dcs  ouvragcs  de  cette  école  ,  et  l'on  n'a 
rencontré  qu'un  Seul  texte  de  Crisippe  qui  e'crivit  con- 
tre  ce  système. 

(a)  11  est  digne  d'observailon  qu'au  milieu  du  grand 
nombre  de  Papyrus  déroulcs  avec  tant  de  peines> 
il  n'en  existe  pas  deux  qui  n'offrent  dcs  varie'te's  gra- 
phìques  frappantes. 

(b)  Les  laborieuses  entreprises  de  Mabillon,  et  l'ouvra' 


(  log  ) 

«.  AIpIiaLet  lire  du  Papyrus  n.°  goa  sans  titreo. 
b.  Id.  n."  1014  de  Démétrius» 
e.  /é/.  n.'     l52  de  Philodème. 

d.  Id.  n."  147,5  fragment  latin  sans  tltTe». 

e.  Abréviations  retrouvées  dans  les  Papyrus 
n.'^  i5a  e  iib<j  excepté  la  seconde  et  fes  trois 
dernières  qui  sont  de  simples  lettres.  Ce  Pa- 
pirus  a  deux  nume'ros ,  et  est  un  de  ceux 
déroulés  à  diverses  époques.  Après  phisieurs 
années ,  il  arriva  que  l'on  d^veloppa  la  partié 
supérieure_,  qui  alor^  fui  reeonnue  apparlenir 
au  n.°  déjà  eopiéi 

f.  Chiffres  qui  pour  la  plupart  du  temps  se 
rencontrent  à  la  fin  de  Pécrit.  Gomme  ces  signes 
pour  l'ordinaire  sont  les  mémes  dans  les  oeuvres 
du  méme  auteur,  j'ai  cru  devoir  en  donner 
la  figure  exacte,  afin  que  les  savans  puisseiit 
s'en  ocGuper ,  et  en  déterminer  la  signification^ 
si  cela  est  possible. 

1.°  De  Philodème»^ 

a.°  D'Épicure^ 

■■ 

gè  Paléographique  3es  anciens  cxposée  et  mise  au  jour 
par  TJtric  ,  Frédéric,  Kopp  de  Hesse-Cassel.  — MaiL- 
heim  1817  ne  seront  jamais  assez  loucesj  mais  il  y  a 
eucorc  beaucoup  à  faire  sur  ce  sujct. 


(  ilo  > 
5.*  De  Dcinelrius. 
4-^  D'aulcur  iuconnii. 

PliANCHE     III.' 

Pour  donner  une  idée  exaete  de  Pétat  au- 
quel  on  fait  arrivar  Ics  Papyrus^  de  la  manière 
de  les  eonserver,  méme  h  ceux  qui  n'ont  point 
eu  ces  oLjets  sous  les  yeux,  J'ai  cru  devoir 
en  pre'senler  \mfac  simile >  Il  contient  les  deux 
dernières  colonnes  et  le  titre  du  Papjrus  d'Épi- 
cure  public  dans  le  second  volume:  (a)  la  page 
81  de  cet  apercu  en  offrirà  le  texte  minus- 
cule  grec,  et  la  traduction  latine.  Les  lettres 
aioires  indiquent  ce  qui  existe  dans  l'originai, 
et  Ics  lettres  rouges  suppldent  dans  l'iuter- 
pre'tation. 

En  donnant  une  cotileur  à  ce  fragment  repré- 
sentc,  on  a  cru  convenable  de  donner  la  leinte 
la  plus  commune  aux  Papyrus  d'Herculanum. 
Bien  peu  sont  plus  foncés  y  ou  doiinenl  vers 
la  couleur  nomniée  noir  de  fumee,  quelques- 
uns  offrent  la  leinte  cbàtaigne. 


(a)  L'originai  se  conserve  dans  le  INlusce  lioval  de 
Londres. 


(  111  ) 

a.  Cette  pelile  parile  détachée  que  l'on  voit 
à  sa  place  y  mais  séparée  du  reste  de  la  feuille 
du  Papyrus,  se  trouve  dans  cet  état  par  l'effct 
d'une  des  mille  difilcullés  qu'ofFre  le  déroule- 
ment.  (  voyez  page  25.  )  L^artistc  n'ayant  pu 
déiacher  ce  fragment  avec  le  reste  de  la  pa- 
ge ,  Fa  laissé  en  place.  Puis  arrivé  au  point 
où  était  resié  le  fragment ,  il  Fa  déiaché  tout 
Seul  et  Fa  remis  à  sa  place  ,  où  on  le  voìt 
mainlenant. 

h.  Lacunes  occasionnées  par  Fimpossibilité  cn 
certains  endroits  de  de'tacher  l'entière  épaisseur 
du  feuillet  de  Papyrus,  de  là  re'sulte  que  la  par- 
ile externe  s'est  se'parée  de  l'interne  sur  laquel- 
le  étaient  les  caracières  (a)  et  pour  cela  en  dé- 
roulant  la  feuille,  s'est  déiache'e  la  seule  épais- 
seur _non  couverie  de  caractères.  Ces  dernières^ 
demeurées  sur  le  feuillet  qui  lui  était  inférieur, 
ne  purent  en  aucune  manière  étre  préserve'es 
d'une  ruine   complète  ,   attendu  Fimpercepii- 


(a)  Cela  se  comprend  facilement  si  l'on  se  rappella 
que  les  volumen  été  composés  de  difìerens  morceaux 
des  Papyrus  collées  les  uas  sur  Ics  autres.  (  Yoyez 
pag.   17.   ) 


(    112    ) 

Lìlité  de  la  feuille  de  Papyrus ,  à  laquelle  ils 
sont  demeure's  attacliés. 

e.  Lacune  occasionnée  par  la  desiruction  des 
Papyrus  ,  destruction  à  taquelle  par  compa- 
raison  on  a  donne  le  nom  de  farle. 

d.  Lacunes  qui  se  rencontrent  en  divers  points 
des  volumes  par  t'effet  d'ancièns  plis  plus  ou 
moins  comprimcs. 

Dans  Fautre  armoire  sìtuéè  en  face  on  con- 
serve le  reste  des  volumes. 

Cest  dans  cette  méme  salie  qu'ou  déroule 
ics  Papyrus. 

QUATRIÈME    SALLK 

Des  quatre  armoires  qui  se  irouvent  dans 
cette  sali  e ,  trois  renferment  des  Papyrus  déjà 
develbppés,  et  la  quatrièrae  contieni  les  dessins 
de  ceux  qui  ne  sont  pas  encore  grave's. 

Dans  les  huit  cadtes  qui  ornent  Ics  murs, 
est  renfermé  un  volume  de  Philodème  sur  les 
ejfeis  de  la  musique. 

Le  cadre  place  en  face  de  l'entrée  ofTre  un 
Papyrus  du  méme  auteur,  sur  la  nuisiqiie  y 
dcveloppé  dans  toute  sa  longueur  de  i5  palmes. 
On  ne  doit  point  étre  surpris  en  rcmarquant 


(  115) 
ìes  difTérenccs  qui  cxistent  entre  ce  Papyrus  et 
ceux  que  l'oii  a  observés  dans  des  aulres  cadres, 
Celui  -  ci  est  un  des  premiers  qui  ont  éié 
développe's  par  le  P.  Piaggio,  lequel,  afin  de 
donner  une  idée  de  la  forme  du  isolarne, 
Pétcndit  en  entier  sur  la  toile,  et  cacha  les 
lacunes  en  les  teignant  en  noir.  On  n'a  point 
suivi  ce  syslème ,  et  l'on  a  cru  plus  commode, 
tant  pour  les  dessinateurs  que  pour  les  inter- 
prétes,  de  les  diviser  en  plusieurs  fragmens. 
Les  dessinateurs ,  aussi  bien  que  les  inter- 
prétes ,  ont  souvent  lìesoin  d'envisager  la  page 
sous  difFérens  jours,  suivant  les  cìrconstances, 
afin  de  la  lire  avec  plus  de  fidélité  :  en  outre 
il  est  plus  intéressant  pour  les  amateurs  de 
trouver  le  Papyrus  dans  Pétat  où  on  est  par- 
venus  à  le  développer,  ne  fùt-ce  que  par 
fragmens. 


AVVERTISSEMENT. 


Si  quelqu^étranger  désire  examiner  avec  plus 
de  détail  ce  qu'on  appelle  écorces,  (  Voyez  page 
41  )  et  comprendre  plus  facilement  leur  for- 
me ,  les  difficultés  de  les  rendre  utiles ,  la  con- 
servation  des  caraclères  qui  y  sont  tracés,  et  enfiu 
la  méthode  praliquée  pour  les  copier  exacte- 
ment ,  il  demanderà  particulièrement  le  garde 
du  Cabinet.  Celui-ci ,  avec  la  complaisance  qui 
lui  est  naturelle,  lui  montrera  quelques-uncs 
des  dites  e'corces,  et  le  mettra  au  fait  du  tout. 

Le  curieux  voulant  faire  des  observations  sur 
la  paléographie  des  Papyrus  d^'Herculanum , 
devila  se  donner  la  peine  de  parcourir  tous  les 
cadres  suspendus  au  tour  des  raurailles  des 
quatre  salles ,  qui  contiennent  une  portion  déjà 
déroulée.  Dans  la  plus  grande  panie  les  carac- 
lères sont  plus  ou  moins  lisibles  ,  et  en  les 
observant  avec  attention  on  parviendra  à  s'en 
fornier  une  idee  juste ,  et  peut-étre  à  faire 
quelque  nouvelle  remarque. 


Tar.   I. 


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